sabato 14 novembre 2009

CORTINE DI FERRO

A distanza di quasi 10 anni dalla strage del “Serraino Vulpitta”, siamo di nuovo qui a Trapani per manifestare la nostra indignazione.
In 10 anni non è cambiato nulla, anzi: le cose sono peggiorate.
Anno dopo anno, legislatura dopo legislatura, l’attacco bipartisan agli immigrati e agli oppressi non fa altro che aumentare a dismisura la sua carica razzista e xenofoba. Dopo le due leggi criminali (Turco-Napolitano e Bossi-Fini) che hanno discriminato, ghettizzato e umiliato migliaia di persone in cerca di un futuro, è arrivato l’ultimo tassello che ha completato il mosaico: il “pacchetto sicurezza”.
Quest’ultima legge ha coronato il percorso, intrapreso e pianificato ormai da decenni, di trasformare l’Europa in una vera e propria fortezza. L’Europa dell’esclusione, l’Europa dei muri, l’Europa delle cortine. Mentre i potenti festeggiano il ventennale della caduta del muro di Berlino, blaterando con la solita retorica europeista a proposito di “libertà di movimento” e “superamento dei confini”, in mare muoiono migliaia di immigrati, i Centri di identificazione ed Espulsione diventano sempre più insostenibili e l’odio verso il diverso diventa prassi quotidiana. Norme come il “reato di clandestinità” non fanno altro che condannare una persona non per quello che ha fatto, ma per quello che è. In tutto questo, la propaganda di regime – attraverso i mezzi di comunicazione di massa – instaura nelle menti delle persone un vero e proprio delirio securitario.
La cortina di ferro non è caduta affatto. Le cortine di ferro ci sono sempre state e sono in continua proliferazione.
In risposta a questa barbarie il messaggio degli anarchici, da sempre a fianco degli oppressi, diventa sempre più attuale e coerente:
NESSUNA FRONTIERA! NESSUNA GALERA!
PER LA LIBERTÀ DI TUTTE/I



COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO


mercoledì 4 novembre 2009

PRESIDIO ANTIMILITARISTA

Quella che viene chiamata “festa delle forze armate” è una giornata che ricorda la fine dell’immane massacro della prima guerra mondiale: solo in Italia si contarono oltre seicentomila morti e più di un milione di feriti. Tutti contadini, operai, lavoratori mandati a morire per gli interessi dei potenti.
Ancora oggi, il mondo è devastato da guerre spacciate come missioni di pace.
Dal Libano, all’Iraq, all’Afghanistan, la guerra permanente tiene sotto scacco intere aree del pianeta per destabilizzarle, terrorizzarle e controllarne le risorse.
Dicevano che la “guerra al terrorismo” avrebbe garantito la pace ed esportato la democrazia.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Allo stesso modo, il fronte interno della guerra si manifesta con le leggi che limitano la libertà in nome di una fantomatica emergenza sicurezza, con i militari che presidiano le nostre strade, con le leggi razziste che discriminano i più deboli, con le servitù militari (basi, aeroporti, installazioni) che mortificano il nostro territorio.
Gli stati e i governi spendono milioni di euro per la produzione e la commercializzazione di armi e il mantenimento degli eserciti, ma quando si tratta di garantire servizi pubblici essenziali (scuola, sanità, trasporti) i soldi non si trovano mai.
Non è un caso, infatti, che la stragrande maggioranza dei soldati che si arruolano volontari sono meridionali: lavoro non ce n’è, e pur di trovare un posto fisso, migliaia di giovani decidono di indossare una divisa. Come al solito, lo stato e il capitale trovano nella classe degli sfruttati la carne da cannone che gli serve.
Poi, davanti una bara avvolta nel tricolore che torna dall’ennesimo fronte di guerra, i politici non fanno altro che recitare il solito copione infarcito di bugie e di retorica.

La verità è che le parole ufficiali della politica e dei mezzi di comunicazione significano il contrario di quello che dicono: per chi comanda, le guerre sono “missioni di pace”, i bombardamenti sono “chirurgici”, gli occupanti sono “liberatori”.

E invece la guerra è guerra e non esistono soldati di pace.

La pace si costruisce rifiutando il militarismo in tutte le sue espressioni, disertando la retorica patriottica, sottraendosi a questo meccanismo assassino.
La pace, quella vera, si costruisce lottando ovunque contro le ingiustizie, scatenando il conflitto sociale contro chi ci affama e ci sfrutta, battendoci per un mondo che sappia fare a meno degli stati, del capitalismo e della loro violenza.


COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO