giovedì 30 dicembre 2010

Trapani, 28 e 29 dicembre - In piazza contro i C.I.E. e il razzismo

A questi link, foto e cronache della mobilitazione antirazzista del 28 e 29 dicembre a Trapani:

http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com/2011/01/04/28-e-29-dicembre-foto-del-presidio-antirazzista/

http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com/2010/12/30/28-e-29-dicembre-report-delle-iniziative/



mercoledì 15 dicembre 2010

TI RICORDI CHI E'...STATO?

La memoria dei fatti di piazza Fontana dovrebbe essere un patrimonio collettivo ben piantato nelle teste e nei cuori di tutti gli italiani. Eppure, soprattutto tra i più giovani, la conoscenza delle circostanze legate all’orribile strage del 12 dicembre 1969 non è assolutamente scontata.

Dietro a questa inconsapevolezza non ci sono soltanto i depistaggi e le tante menzogne che per anni hanno garantito l’impunità dei massacratori e dei loro complici, ma ci sono anche i vecchi e nuovi revisionismi della storia, le speculazioni di chi vuole confondere l’opinione pubblica per seminare ignoranza e sopprimere lo spirito critico.

Quella di piazza Fontana fu una strage di stato. L’estrema destra fascista e i servizi segreti italiani collaborarono fattivamente per massacrare 17 persone e ferirne 88. Si trattò del primo grande attentato terroristico (già preceduto da altre provocazioni simili) che inaugurò la strategia della tensione. In un momento di grande effervescenza della società italiana (si pensi alle proteste studentesche, alle lotte dei lavoratori, al profondo cambiamento culturale del paese), la risposta dello stato doveva essere durissima e spietata: creare un evento traumatico, terrorizzare l’opinione pubblica, trovare un capro espiatorio, criminalizzare l’opposizione sociale, soffocare la libertà attraverso una svolta autoritaria.

Per questa strage furono subito incolpati gli anarchici. Giuseppe Pinelli, un compagno anarchico che di lavoro faceva il ferroviere, fu interrogato per tre giorni di seguito. La sera del 15 dicembre veniva scaraventato dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi, al quarto piano della questura di Milano. Pinelli era innocente, e gli anarchici con quella bomba non avevano proprio niente a che fare.

La campagna di controinformazione promossa dagli anarchici, dalla sinistra extraparlamentare e da autorevoli figure della cultura e del giornalismo del nostro paese riuscì a stabilire quasi subito la realtà dei fatti: la bomba l’avevano messa i fascisti per conto dello stato. Ancora oggi, dopo quarantuno anni, non si è mai arrivati a questa verità giudiziaria anche se – tra le righe di numerose sentenze – sono più volte emerse le responsabilità e le complicità degli apparati dello stato e della manovalanza fascista.

La violenza delle istituzioni è una cosa con cui tutti i cittadini fanno i conti ogni giorno quando si trovano di fronte ai privilegi e all’arroganza di chi gode di potere e impunità. E poi ci sono gli abusi e gli omicidi nelle carceri, le violenze nei centri di trattenimento per immigrati, le schifezze dei politici, i soprusi delle forze dell’ordine, le guerre che combattono gli eserciti.

Dopo quarantuno anni, il copione è sempre lo stesso: quando le istituzioni sono in crisi, la tentazione autoritaria si fa sempre più concreta: oggi la strategia della tensione è nella militarizzazione delle strade, nelle campagne di odio contro i poveri e gli immigrati, nella repressione del dissenso e delle lotte, nel bavaglio all’informazione, nell’attacco alla libertà.

Ecco perché ricordare è importante: per non smettere mai di lottare per una società più libera e più giusta che sappia fare a meno del potere e della sua violenza.

Collettivo Studentesco Antiautoritario

Coordinamento Anarchico Palermitano

martedì 9 novembre 2010

PER LIBERA

Lunedi 8 novembre ci ha lasciato Libera, mamma di Maurizio Galici, nostro compagno e militante della Federazione dei Comunisti Anarchici.
Libera Gambacciani, militante comunista livornese, a diciassette anni era stata staffetta partigiana nelle Brigate Garibaldi. Col suo Filippo, partigiano anarchico siciliano che aveva svolto importanti missioni al Nord per la Resistenza, si era trasferita nel dopoguerra a Palermo dove, per diversi anni, aveva animato le lotte per la conquista dei diritti essenziali nei quartieri popolari della città. Indimenticabili la sua socievolezza, lo spirito solidale e il modo con cui intratteneva i suoi rapporti con i compagni, i più giovani dei quali chiamava i suoi "picciriddi".
A Maurizio, e a tutta la sua famiglia, il nostro più affettuoso abbraccio.

I compagni del Coordinamento Anarchico Palermitano

09/11/2010

giovedì 4 novembre 2010

mercoledì 13 ottobre 2010

LA POLIZIA INCARCERA, LA MAGISTRATURA SCARCERA. VA TUTTO BENE?

Prima di tutto, esprimiamo la nostra completa solidarietà ai compagni tornati in libertà. Siamo felici che, dopo i fatti dell’Umberto I, Cesare, Francesco e Ruggero siano di nuovo tra noi.

Il significato del provvedimento con cui l’operato della polizia di Palermo viene sostanzialmente sconfessato, non può e non deve essere frainteso.
Il restringimento degli spazi di libertà e dell’agibilità democratica in Italia è un processo che va avanti ormai da parecchi anni.
In questo clima di crescente repressione del dissenso, anche a Palermo l’approccio poliziesco si è allineato a una tendenza già ampiamente collaudata in altre città d’Italia dove il conflitto sociale e la capacità aggregativa dei movimenti di opposizione sono di gran lunga superiori.
A gennaio scorso, le cariche e gli arresti davanti il Laboratorio Zeta costituirono un primo significativo salto di qualità della repressione in città. Oggi, perfino un volantinaggio diventa un pretesto per far scattare le manette e lanciare una chiara intimidazione al movimento. Poco importa se, a cose fatte, la magistratura sanziona l’oggettiva enormità dei provvedimenti: la provocazione è già consumata.
Ma è stato altrettanto grave che nei due giorni di mobilitazione a sostegno dei detenuti, tutte le proposte che andavano nella direzione di una più aperta visibilità della protesta sono state sistematicamente boicottate. Chi oggi millanta particolari meriti per la liberazione dei detenuti, fino a ieri pretendeva che neanche un megafono disturbasse il giudice intento a emettere il suo provvedimento. Un atteggiamento che tradisce l’incondizionata fiducia da parte dei barricaderi di professione nelle regole dello stato di diritto, nella legalità dal volto umano, nelle potenzialità democratiche dei poteri dello stato e finanche delle forze di polizia.

Questa constatazione rimanda immediatamente alla responsabilità a cui ciascuna realtà politica e ciascun individuo sono chiamati nel momento in cui il livello politico dello scontro si alza in maniera esponenziale. Una responsabilità che non può essere disattesa né prima, né durante, né dopo qualunque iniziativa militante.
Regalare energie e risorse alla repressione è un lusso che non ci si può permettere. Sarebbe molto più utile, invece, impiegare ogni sforzo per costruire conflitti reali che minino alla base il consenso sui cui poggiano i poteri forti di questa città.

Di qui la necessità di comprendere quanto sia determinante abbandonare qualunque compromissione con la politica istituzionale assumendo il problema della difesa politico-giuridica del movimento (da noi sollevato in tempi non sospetti e puntualmente ignorato) in maniera concreta ed efficace.
Perché se oggi la magistratura scarcera, domani potrebbe sbatterci dentro e buttare via la chiave. Lavorare per evitare una prospettiva del genere o per saperla affrontare adeguatamente, è una priorità alla quale nessuno dovrebbe sottrarsi.

Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 10 ottobre 2010

UNA GIORNATA PARTICOLARE

Dopo la venuta di Joseph Ratzinger a Palermo, la città è tornata alla bieca normalità di ogni giorno. Nonostante la propaganda clericale abbia fatto di tutto per pubblicizzare l'evento come un grande successo, a noi sembra che - in generale - la cittadinanza si sia dimostrata piuttosto tiepida nei confronti di un papa così poco comunicativo e così tanto conservatore. L'omelia pronunciata durante la messa del mattino è stata esemplare: la parabola del servo e del padrone è un tipico invito alla rassegnazione e alla mortificazione della libertà umana. L'essere umano, in questo senso, è un servo inutile (Luca 17,10).
Non la pensano così coloro i quali, nei giorni precedenti, hanno prodotto materiali di controinformazione per offrire all'opinione pubblica una lettura critica e radicalmente alternativa alla visione clericale del vivere comune. Gli anarchici hanno fatto la loro piccola parte, e così anche altre aree del movimento palermitano, denunciando anche gli incredibili sprechi di denaro pubblico per l'organizzazione dell'evento.
Com'era prevedibile, gli apparati repressivi non hanno fatto mancare la loro presenza e la massiccia incursione della polizia nella fumetteria Altroquando (alla quale rinnoviamo la nostra solidarietà) sta a testimoniare l'ottuso oscurantismo nei nostri tempi. In tutto questo, è bene ricordare quanto sia stato inutile e controproducente il tentativo perpetrato da alcune aree della cosiddetta "società civile" di egemonizzare il dissenso intorno alla venuta di Ratzinger. Nonostante le ampie rassicurazioni sulla volontà di "distinguersi da altre iniziative di stampo anticlericale e di propaganda antipapista", i soliti professionisti dell'antagonismo sono rimasti con un palmo di naso accettando supinamente che la repressione gli negasse la libertà di parola.
A dimostrazione del fatto che poco o nulla valgono le dissociazioni preventive, se non a rafforzare i dispositivi repressivi che - alla fine - colpiscono tutti, indistintamente.


Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 3 ottobre 2010

Solidarietà ad Altroquando



Nella Palermo blindata e presa in ostaggio dalla macchina organizzativa per la venuta di Joseph Ratzinger, la satira e la libertà di pensiero vanno stroncate. Ed è così che, questa mattina, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nella fumetteria Altroquando di Corso Vittorio Emanuele per sequestrare uno striscione ("I love Milingo") considerato sgradito, e le locandine di una mostra satirica in esposizione all'interno della libreria. Quando la polizia mette piede in un luogo in cui si fa e si diffonde cultura, significa che i tempi in cui viviamo sono davvero oscuri. Proprio come vuole Ratzinger.
Ad Altroquando tutta la nostra solidarietà.

Coordinamento Anarchico Palermitano

03/10/2010

sabato 18 settembre 2010

UN OSPITE INGOMBRANTE

La venuta a Palermo di Joseph Ratzinger – il papa della Chiesa cattolica, monarca assoluto della Città del Vaticano – è una di quelle cose di cui si farebbe volentieri a meno.
Saranno spesi almeno due milioni e mezzo di euro (ovvero cinque miliardi delle vecchie lire) per l’organizzazione dell’evento. Tutti soldi pubblici (in particolare della Regione siciliana) presi dalle tasche dei cittadini. Cattolici e non.

Inutile dire cosa si potrebbe fare con due milioni e mezzo di euro. La Regione potrebbe investire seriamente nel lavoro per i giovani, o in una formazione degna di questo nome, oppure potrebbe pensare al risanamento dei trasporti pubblici o alla tutela del territorio.
Anche il Comune farà la sua parte con duecentomila euro. Alla faccia dei disoccupati, dei senza casa, dei poveri, e di una Palermo mortificata dal disagio sociale ed economico.
Tutti questi soldi pubblici – che quando servono per le cose serie non si trovano mai – saranno bruciati in un paio di giorni per rendere onore a un capo di stato (e capo di una religione) che incarna in sé tutta l’ottusità di un potere che impone i suoi valori e le sue regole di comportamento sulla base di pretese e indiscutibili verità assolute.
La Chiesa cattolica – al di là dei papi che si sono succeduti – è un’istituzione che non ammette critica: detta le condizioni, fa la morale agli altri, predica bene e poi razzola malissimo.

La Chiesa vuole che siano fatte leggi a sua immagine e somiglianza, entra a gamba tesa nella vita pubblica condizionando il dibattito politico, pretende di imporre la sua visione del mondo dispensando scomuniche e condanne nei confronti di tutti i “peccatori”.
E poi ci sono i soldi, i numerosi beni immobili in Italia (molti a Palermo) e nel mondo, e le enormi quantità di denaro di cui la Chiesa dispone attraverso i suoi mille tentacoli.

Sono moltissime le persone che, domenica 3 ottobre, dovrebbero lasciare Joseph Ratzinger da solo sul palco di un Foro Italico deserto in una città blindata: le donne giudicate dai preti perché decidono di abortire; le giovani coppie che non usano i profilattici perché la Chiesa dice che è peccato; i bambini violati nella penombra di una sagrestia; gli omosessuali trattati come degli appestati; i transessuali insultati come se fossero scherzi della natura; i lavoratori sotto l’attacco padronale ai quali si chiede di rinunciare alla lotta per i diritti a tutto vantaggio della logica del profitto.
A dire il vero, tutte le donne e gli uomini liberi dovrebbero sentirsi offesi dalla presenza nella nostra città del capo di un’istituzione così oscurantista e reazionaria. Un’istituzione che, se potesse, si comporterebbe esattamente come pochi secoli fa, quando a piazza Marina o sul piano della Cattedrale bruciavano i roghi dell’Inquisizione, e migliaia di persone venivano ammazzate in nome della religione o, più concretamente, per ragioni di controllo politico e sociale.

Domenica 3 ottobre, riprenditi la tua libertà.
Lascia da solo il papa con il suo codazzo di preti e politicanti e fagli capire che non hai bisogno di lui e delle sue prediche per vivere una vita degna di essere vissuta.
Perché ciò che può rendere davvero felici gli esseri umani è la libertà di esprimersi pienamente, condividendo questa libertà con gli altri, nella solidarietà e nell’uguaglianza, in una società finalmente libera da ogni potere.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

Accade in via Garibaldi...


Alcuni solidali affiggono uno striscione antirazzista sui muri dell'assessorato ai servizi socio-assistenziali del comune di Palermo.

I ROM NON SI DEPORTANO! LIBERI TUTTI!

domenica 5 settembre 2010

SOLIDARIETA' AL POPOLO ROM. MAI PIU' PORRAJMOS!

Sabato 4 settembre, in occasione della giornata internazionale in solidarietà con il popolo rom, alcuni compagni del Coordinamento Anarchico Palermitano hanno effettuato un fitto volantinaggio ai Quattro Canti di città. In un paese e in un continente nei quali le politiche securitarie e razziste si fanno sempre più opprimenti, i compagni hanno manifestato il loro dissenso riappropriandosi di uno spazio cittadino da sempre crocevia per i palermitani, e in particolar modo per gli abitanti dei quartieri popolari in cui c’è una forte presenza migrante. Il volantinaggio è andato molto bene, a parte un fastidioso episodio che è accaduto in mezzo al pomeriggio: uno dei compagni (che si trovava in uno dei Canti) mentre distribuiva un volantino è stato provocato da un tizio, il quale disapprovava il contenuto del documento e auspicava la riapertura dei campi di concentramento nazisti. Dopo la risposta a tono datagli dal nostro compagno, il provocatore si è allontanato, ha chiesto informazioni ad un negoziante e infine si è diretto in mezzo alle pattuglie della polizia che si trovavano nell’adiacente piazza Pretoria. Dopo essere stato quasi un’ora a confabulare amabilmente con i poliziotti, il provocatore si è dileguato. E immediatamente è scattata l’azione di identificazione ai danni dei compagni che, nonostante tutto, hanno continuato ad effettuare il volantinaggio e a portarlo a termine.

Coordinamento Anarchico Palermitano

venerdì 3 settembre 2010

MAI PIU' PORRAJMOS

Non lo sa quasi nessuno, perché non se ne parla mai e nei libri di storia l’argomento è appena accennato. Eppure, durante il Nazismo, almeno 500 mila zingari furono ammazzati nei campi di concentramento. Perché i nazisti li ritenevano inferiori, ladri per natura, delinquenti per inclinazione. Asozialen, li chiamavano. “Asociali”.
Nella memoria storica del popolo rom, questo massacro fu vissuto come un “divoramento”: Porrajmos.

Oggi, nella democratica Europa, i rom sono tornati nel mirino dei potenti. Di fronte a una crisi economica causata dal capitalismo globalizzato, i governi non sanno davvero che pesci prendere per rispondere al malcontento dei cittadini.
Ed è così che, ancora una volta, la criminalità del potere si scatena sui più indifesi per nascondere le malefatte di chi governa e dare in pasto all’opinione pubblica una vittima sacrificale, innescando e alimentando la guerra fra poveri.

In Francia, Sarkozy ha disposto la deportazione dei rom con i voli charter, ipotizzando l’espulsione di ogni cittadino francese di origine straniera che commetta un reato.
In Italia, il ministro dell’Interno Maroni ha promesso il pugno duro contro i rom annunciando gli sgomberi dei campi e la deportazione coatta di tutti quelli che per lui (e per quelli come lui) sono indesiderabili.

Anche a Palermo, tra i tanti problemi che affliggono la città, l’amministrazione comunale non trova niente di meglio che minacciare i rom della Favorita promettendo tolleranza zero. Forti con i deboli, deboli con i forti.
Nel frattempo, la mafia domina, l’immondizia aumenta, la disoccupazione dilaga e i veri criminali stanno comodamente nella sala dei bottoni.

Le politiche infami e razziste, e tutte le ingiustizie nel mondo, saranno possibili finché i pregiudizi continueranno a vivere nella testa di tutti insieme all’odio e all’ignoranza.
Pensiamoci adesso. Perché domani gli “zingari” potremmo essere noi.

Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 29 agosto 2010

CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO, AZIONE DIRETTA!

Quello del Ponte sullo Stretto di Messina è un progetto già morto. Lo Stato non è in grado di finanziare un’opera così faraonica e criminale ma – nonostante tutto – continua a mantenere con i soldi dei cittadini tutto il carrozzone fatto di politicanti, burocrati e speculatori che promuovono Giustificala realizzazione di questo monumento all’inutilità e alla devastazione.

Le trivellazioni dei terreni a Torre Faro sono una provocazione per aprire la strada a una prima cementificazione del territorio sulla quale la mafia si prepara a mangiare.

Con tutti i soldi spesi per progetti provvisori e pompose presentazioni del Ponte, si sarebbe potuto investire per la sicurezza del territorio, soprattutto dopo le tragiche frane di Giampilieri e Scaletta Zanclea. Con tutti quei soldi si potrebbe intervenire sulla rete ferroviaria per migliorarla e renderla più affidabile. Con tutti quei soldi si potrebbero mettere in sicurezza le case della gente in quella che – non dimentichiamolo! – è una zona ad altissimo rischio sismico e alluvionale.

Invece, politicanti e mafiosi, padroni e parassiti, continuano a straparlare di questo progetto tanto inutile per la mobilità delle persone quanto assolutamente devastante per le tasche dei cittadini e per la sopravvivenza dell’ecosistema dello Stretto e dell’ambiente in cui viviamo. Davvero una vergogna per questa nostra Sicilia afflitta dalla disoccupazione, dalla povertà dilagante, dall’inquinamento.

Esprimiamo il nostro sostegno alle popolazioni che si stanno battendo con determinazione per contrastare il “Mostro sullo Stretto” e rilanciamo il valore indiscutibile dell’autorganizzazione delle lotte che dimostra la possibilità e l’urgenza di autogestire la vita delle comunità a partire dai bisogni concreti degli individui, nella libertà e nella solidarietà, in armonia con la natura.

Federazione Anarchica Siciliana
Coordinamento Anarchico Palermitano


venerdì 23 luglio 2010

VIVA GAETANO BRESCI


Monza, 29 luglio 1900

L’Italia era in ginocchio, la situazione economica era gravissima.

Nel 1898, a Milano, il popolo era sceso in piazza contro l’aumento del prezzo del pane e della farina. La protesta fu stroncata dalle truppe guidate dal generale Bava-Beccaris: cannonate sulla folla inerme, centinaia di morti.
Dopo questa strage, il Re d’Italia Umberto I di Savoia gli conferì una medaglia per «il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà».
Gaetano Bresci, anarchico toscano emigrato in America, tornò in Italia e fece giustizia: uccise Umberto I per onorare le vittime innocenti, per colpire al cuore la monarchia, per esprimere la voce e la speranza degli affamati e dei senza potere.

COLPO AL CUORE
morte non accidentale di un monarca

un film di TELEIMMAGINI?

GIOVEDI 29 LUGLIO ORE 21 CIRCOLO LIBERTARIO, VIA LUNGARINI 23 (DALLE 19, APERITIVO ROSSO E NERO)


Coordinamento Anarchico Palermitano



sabato 17 luglio 2010

MATTANZA DI STATO - G8 a Genova, Luglio 2001

Nove anni fa decine di migliaia di persone si riversarono sulle strade per manifestare la loro opposizione alle politiche criminali degli otto paesi più forti del mondo.

Già da alcuni anni, il movimento antiglobalizzazione si era sviluppato ovunque. Differenti pratiche e sensibilità riunite sotto pochi elementi comuni: il rifiuto dello sfruttamento, la richiesta di maggiore giustizia sociale, il desiderio di partecipazione, l’opposizione al capitalismo globalizzato che devasta e impoverisce il mondo per saziare gli appetiti dei ricchi e dei potenti.

Dopo tante mobilitazioni internazionali, il G8 di Genova si presentò come l’occasione migliore per gli apparati repressivi per assestare un colpo mortale a quel movimento. Già nel marzo 2001 a Napoli – con il governo di centrosinistra ed Enzo Bianco al Ministero dell’Interno – carabinieri e polizia avevano picchiato duramente i manifestanti in piazza del Plebiscito. Di lì a poco, in un crescendo di tensione e di terrorismo mediatico, il governo Berlusconi avrebbe scritto una delle pagine più criminali della storia di questo paese.

A Genova Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e reparti speciali si scatenarono: cariche ingiustificate e folli, camionette lanciate contro i manifestanti, pestaggi per le strade, lacrimogeni come se piovesse dagli elicotteri o sparati ad altezza d’uomo. In piazza Alimonda, l’ennesima carica dei carabinieri viene respinta dai manifestanti, i militari sono in difficoltà, la jeep non si divincola, un carabiniere spara: Carlo Giuliani viene ammazzato così, con un colpo in fronte. Il caso verrà archiviato in poco tempo.
La caserma di Bolzaneto divenne il lager in cui le forze dell’ordine massacrarono di botte, torturarono e seviziarono decine e decine di arrestati, donne e uomini. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio la polizia fece irruzione nella scuola dove dormivano i manifestanti: tutti pestati nel sonno, mentre alcuni solerti funzionari introducevano un paio di bottiglie molotov per giustificare la carneficina.

Tutti i responsabili morali e materiali di quell’incubo e di tanto programmata violenza non hanno mai pagato e, anzi, hanno goduto di avanzamenti di carriera. Da quel giorno l’Italia e, con essa, il mondo intero non sono stati più gli stessi. Pochi mesi dopo, la strategia della tensione globale prenderà corpo con l’attentato alle Torri gemelle di New York, inaugurando quella guerra infinita che gli stati e il capitalismo continuano e scatenare contro ognuno di noi e contro tutto il mondo.

L’Italia uscita dal G8 di Genova è l’Italia della repressione diffusa, della brutalità poliziesca, dell’arroganza di una classe politica impresentabile, del razzismo dilagante, dei centri di detenzione per immigrati, del “pacchetto-sicurezza” per imbavagliare la libertà e mortificare i diritti civili. Il mondo plasmato dalla globalizzazione è il mondo piegato da questa crisi economica voluta dal capitalismo e dai poteri forti.

Noi non dimentichiamo Genova, e rilanciamo – ora e sempre – le istanze di libertà e giustizia sociale che nessuna repressione, nessuna pallottola, nessun terrorismo potranno mai piegare.

Coordinamento Anarchico Palermitano

MATTANZA DI STATO
Genova, Luglio 2001

PRESIDIO CONTRO LA
CRIMINALITA' DEL POTERE

Palermo, 20 Luglio 2010 piazza Verdi ore 17



Coordinamento Anarchico Palermitano

mercoledì 7 luglio 2010

DI STATO SI MUORE


Palermo, 8 luglio 1960-2010

Nei primi anni ’60, in Italia, i flussi migratori interni, il passaggio dell’industria alla produzione di massa, il veloce sviluppo dell’economia del dopoguerra creano scompensi difficili da arginare.
Si fa strada la crisi della rappresentanza di partiti e sindacati davanti al forte malcontento della classe lavoratrice che deve fare i conti con la chiusura delle fabbriche e con molti licenziamenti.

In quegli anni, lo stato italiano è privo di una reale cultura democratica. Prefetti, funzionari di polizia e anche molti esponenti politici sono le stesse persone che avevano fatto la loro fortuna durante il fascismo. Le istituzioni non si sono mai veramente defascistizzate anche a causa dell’opportunismo della sinistra parlamentare costituita da Partito Comunista e Partito Socialista.

Dall’aprile 1960 c’è il governo Tambroni, formato dalla sola Democrazia Cristiana e appoggiato dai voti determinanti dei fascisti del Movimento Sociale Italiano (MSI). È la prima volta che succede, da quando il fascismo è caduto ed è nata la Repubblica.
L’8 luglio è sciopero generale. Pochi giorni prima, l’insurrezione popolare di Genova aveva impedito che in quella città, medaglia d’oro della Resistenza, si svolgesse il VI Congresso nazionale del MSI. In tutta Italia si tengono manifestazioni operaie e antifasciste in cui la polizia spara e ammazza: Reggio Emilia, Roma, Catania, Licata, Palermo.

A Palermo il corteo operaio è blindato da uno schieramento di polizia imponente. L’ordine è di disperdere la folla a qualsiasi costo. Improvvisamente iniziano le cariche. La celere assale brutalmente il corteo con le jeep spinte a velocità.
I manifestanti si difendono lanciando sassi, bastoni e quello che trovano. La zona fra il Teatro Massimo e piazza Politeama si trasforma in un campo di battaglia. Viene eretta una barricata al centro della strada, ma a questo punto i celerini cominciano a sparare sulla folla.

Muoiono ammazzati dalla polizia:

Giuseppe Malleo, 16 anni
Andrea Gangitano, 14 anni

Francesco Vella operaio di 42 anni

Rosa La Barbera, 53 anni


Oggi, a cinquant’anni di distanza, i fascisti sono saldamente al timone delle istituzioni.
Oggi, a cinquant’anni di distanza le forze di polizia picchiano e ammazzano impunemente non solo nelle manifestazioni, ma anche per le strade e nelle carceri: da Carlo Giuliani a Federico Aldrovandi, da Stefano Cucchi a Marcello Lonzi, ecc.
Oggi, a cinquant’anni di distanza, “democrazia” è una parola vuota che racconta un paese mortificato dalla sua classe politica, terrorizzato da politiche autoritarie e razziste, soffocato da una crisi economica provocata dai padroni e dal capitalismo.

Oggi, a cinquant’anni di distanza, il ricordo di chi è morto sulla strada della libertà serve a rinnovare il nostro impegno a resistere contro ogni fascismo e a rilanciare la lotta per una società veramente libera dalla brutalità dello stato e del capitale.

Coordinamento Anarchico Palermitano

venerdì 18 giugno 2010

Sicilia Pride 2010


L’AMORE È LIBERTÀ

Se questo fosse un mondo libero, non ci sarebbe nemmeno bisogno di discuterne.
Eppure, il rispetto degli altri non è un valore abbastanza condiviso in questa società fondata sulla sopraffazione e sull’ipocrisia.

Non è un caso che ad accanirsi maggiormente contro l’omosessualità siano sempre i soliti: i perbenisti, i moralisti, i reazionari di ogni tipo. Ovvero, tutti quelli che non hanno rispetto degli altri e pensano di potere imporre la loro visione del mondo sulla base del loro potere, della loro influenza, della loro violenza.

Ci sono gli ipocriti, come quei preti che predicano bene dai loro pulpiti e poi razzolano malissimo nelle penombre delle sagrestie. Infami con la tonaca che giudicano e condannano pubblicamente gli altri senza curarsi degli orrori che commettono sulla pelle di vittime innocenti.

E poi ci sono i politicanti, che sorridono dagli schermi televisivi ostentando fedeltà a mogli e fidanzate devote per poi farsi beccare in un’inconfessabile intimità popolata da transessuali e prostitute. Ipocriti in doppiopetto che governano e reprimono in nome della pubblica morale salvo poi coltivare le loro passioni al riparo da occhi indiscreti.

E poi ci sono i fascisti, che insultano e aggrediscono per le strade, coperti dal buio e protetti dal branco, sempre a caccia di persone isolate da colpire, siano essi omosessuali, immigrati, senza casa, soggetti non graditi. Frustrati e repressi fino al midollo, portatori di un rancore feroce contro tutti quelli che non sono come loro, servi dell’omologazione e dell’ordine costituito.

Se questo fosse un mondo libero, non ci sarebbe nemmeno bisogno di chiarire che l’amore è, prima di tutto, libertà. Libertà di esprimere desiderio e sentimento, libertà di voler bene al di là degli steccati culturali e delle imposizioni esterne, libertà di manifestare senza paura la propria natura affettiva e sessuale.
Ma poiché questo non è ancora un mondo libero, l’impegno degli anarchici rimane quello di sempre: lottare senza tregua contro ogni discriminazione e ogni ingiustizia, contro tutti i pregiudizi e i luoghi comuni, per l’avanzamento e la conquista di diritti fondamentali per tutte e tutti, per la piena realizzazione di ogni essere umano.

Coordinamento Anarchico Palermitano


martedì 1 giugno 2010

Incontro con "A - rivista anarchica"


Sabato 5 giugno, a Palermo, alle ore 17.00, presso il Circolo libertario (via Lungarini 23, in Centro storico, nelle adiacenze di piazza Marina) incontro della redazione della rivista anarchica "A" con i lettori e gli interessati. A seguire cena sociale.
Per ulteriori informazioni: Editrice A, tel. 02 28 96 627, e-mail: arivista@tin.it

lunedì 24 maggio 2010

PALERMO, I LUOGHI DELL'INSURREZIONE


Nel 150° anniversario dell'entrata dei Mille a Palermo, cammineremo per le strade della città alla scoperta dei luoghi in cui, sin dal 1848 e fino al 1890, i palermitani alzarono le barricate per rivendicare diritti e libertà.

Giovedì 27 maggio ore 17
Ponte dell'Ammiraglio


Incontro e passeggiata storica con Natale Musarra, autore del libro «Marsala e l'unità d'Italia» edito dal Centro Internazionale Studi Risorgimentali Garibaldini.

Alla fine del percorso, dibattito e aperitivo presso il Circolo Libertario di Via Lungarini 23

L'iniziativa è promossa dal Coordinamento Anarchico Palermitano e dall'Archivio Storico degli Anarchici Siciliani.

Di seguito, la "tabella di marcia" della passeggiata storica.

Ore 17 Ponte dell'Ammiraglio
Ore 17,30 - Porta Termini (Incrocio C.so dei Mille/Via Lincoln)
Ore 17,50 - Piazza Rivoluzione
Ore 18,15 - Convento della Gancia e Buca della Salvezza
Ore 18,45 - Piazza Bologni
Ore 19,00 - Piazza Pretoria e Quattro Canti di Città
Ore 19,20 - Piazza Marina
Ore 19,30 - Via Lungarini

domenica 9 maggio 2010

CONTRO LA MAFIA, LO STATO, IL CAPITALE: AZIONE DIRETTA!


La mattina del 9 maggio 1978 l’Italia si sveglia con il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro e con quello che i giornali descrissero subito come il “suicidio terroristico” di Peppino Impastato a Cinisi sui binari della ferrovia Palermo-Trapani.

Con una strana coincidenza, si volle subito criminalizzare la morte di Impastato descrivendola come l’involontario suicidio di un “terrorista rosso” che fatalmente – proprio quel giorno – decideva di abbandonare la sua prassi di lotta al sistema per commettere un attentato dinamitardo.

L’evoluzione delle indagini e la successiva sentenza finale, emessa significativamente dopo 20 anni, hanno poi confermato quello che è stato sempre sostenuto da chi lo conosceva e dai suoi compagni di lotta: Impastato è stato ucciso dalla mafia.

Le modalità con cui l’assassinio di Impastato venne abilmente camuffato, la coincidenza temporale con il ritrovamento del corpo di Moro e le coperture istituzionali che a tutti i livelli hanno ostacolato la ricerca della verità su entrambi gli episodi, sono tutti attrezzi del mestiere che lo stato ha sempre utilizzato per portare a compimento le sue strategie di dominio. Nella prassi del potere politico, la mafia ha sempre avuto un ruolo assolutamente organico alle istituzioni: una compenetrazione grazie alla quale la Sicilia è ancora oggi terra di conquista del potere, ostaggio del ricatto capitalista e del terrorismo mafioso.

La lotta alla mafia espressa da Impastato era la lotta di un militante comunista ed era concretamente proiettata al cambiamento sociale. Niente a che vedere con il ritualismo legalitario con cui oggi si tende a riscrivere la storia della Sicilia e di chi ha lottato contro la mafia autonomamente. La legalità in quanto tale è un simulacro vuoto su cui non si può e non si deve appiattire l’azione antimafia perché la legge dello stato è sempre frutto dei rapporti di forza tra le classi e, dunque, esprime gli interessi di chi detiene il potere politico ed economico. Ecco perché mafia e stato sono facce di una stessa medaglia, e tutti quelli che sono stati ammazzati dalla mafia sono sempre stati ammazzati prima dalla politica e dall’isolamento in cui le istituzioni li hanno strumentalmente lasciati.

Oggi siamo qui non solo per rinnovare il nostro omaggio a Peppino Impastato, ma per rilanciare la mobilitazione contro l’assedio della mafia e dello stato; contro la deriva autoritaria e fascista del paese che, in nome della legalità, partorisce provvedimenti repressivi e liberticidi come il pacchetto-sicurezza; per riaffermare che solo attraverso l’azione diretta e la lotta di classe libertaria sarà possibile respingere l’offensiva di tutti i poteri e far rinascere quella coscienza collettiva ispirata alla solidarietà, alla libertà, all’uguaglianza.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

sabato 1 maggio 2010

PRIMO MAGGIO: NÉ PATRIE NÉ PADRONI

Oggi non siamo qui per celebrare una festa istituzionalizzata e santificata ma per ribadire, riallacciando il filo rosso della memoria, il nostro impegno per una società senza dominio e sfruttamento.
In questa dittatura italiana, non più tanto mascherata, non c’è più spazio per le ragioni di chi ha sempre meno potere sulla propria esistenza, per le ragioni dei lavoratori licenziati, per i disoccupati, per i senzatetto, per i sottoccupati, per le centinaia di migliaia di lavoratori precarizzati, per gli immigrati. La progressiva erosione dei diritti dei lavoratori, conquistati a fatica nel corso di decenni di lotte, si riflettono nella galoppante distruzione di tutti i servizi pubblici, della sanità, della scuola, dei trasporti. Una angosciante incertezza del futuro accomuna chi lavora e chi dovrebbe entrare nel mondo del lavoro. E al fondo della piramide sociale vengono relegati gli immigrati, i nuovi schiavi della nuova economia, attaccati ferocemente da un governo autoritario e razzista che legifera istituendo norme da vero e proprio apartheid.
L’attacco spietato alle condizioni di vita e di lavoro del mondo salariato e sottosfruttato, con la scusa della crisi (scatenata dai potentati economici industriali e finanziari) sta costringendo milioni di lavoratori sulle difensive, di pari passo con una legislazione che procede come un rullo compressore a cancellare le più importanti conquiste strappate col sangue negli anni ’60 e ’70. Precarizzazione diffusa e lavoro nero legalizzato, leggi sulla sicurezza aggirate, tentativo di annullare l’articolo 18 della legge 300 (statuto dei lavoratori), danno la misura del forte attacco padronale.
Licenziamenti, delocalizzazioni, cassa integrazione, procedure di mobilità sono strumenti a cui si attinge a piene mani creando sacche di disagio sociale che, alimentando il precariato e la disoccupazione, impoveriscono il popolo per poi ricattarlo: questa è la strategia che stato e padroni portano avanti da anni.
Contestualmente alle varie forme di repressione economica, avanza sempre di più in Italia un clima politico contraddistinto da misure da stato di polizia e da persecuzioni razziali che sfumano la differenza tra fascismo movimento e fascistizzazione dello stato. Un crescente autoritarismo che si manifesta quotidianamente nel progressivo restringimento degli spazi politici del dissenso e dell’opposizione extraistituzionale, delle libertà civili e individuali, a partire dalla stessa libertà di espressione e di informazione. Dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza, la gestione dell’ordine pubblico, affidata anche a sindaci e prefetti, è stata inasprita verso una generale criminalizzazione del dissenso e dell’opposizione sociale. In tutto il territorio italiano sono stati sgomberati o sono sotto sgombero la stragrande maggioranza degli spazi sociali liberati, così come aumentano progressivamente gli arresti e le denunce nei confronti di tutti coloro che si battono contro la macelleria sociale generata da stato e capitale. Repressione nei confronti dei militanti politici, azioni persecutorie discriminatorie nei confronti degli immigrati, dei poveri, delle minoranze – sui quali il governo scarica strumentalmente la responsabilità della grave crisi economica che attanaglia il paese, ma che in realtà è il prodotto dell’intrinseca natura predatoria e assassina del capitalismo. E’ politica di tutti i giorni l’esercizio sempre più sfacciato e diffuso della violenza di stato, della brutalità poliziesca, nelle piazze, nelle carceri, nei reparti psichiatrici e nei centri di identificazione degli immigrati; violenza che sfocia in veri omicidi di stato. La guerra tra poveri alimentata dal potere va contrastata con la promozione delle lotte di tutti i lavoratori, italiani e stranieri senza distinzioni, valorizzando l’autorganizzazione e l’autogestione delle lotte, la conflittualità permanente, l’azione diretta popolare, come metodo irrinunciabile per ottenere cambiamenti reali e duraturi.
Ribadendo che la lotta contro ogni sfruttamento e contro ogni oppressione debbano dispiegarsi dal basso, nell’azione autorganizzata ed autogestita contro lo stato ed il capitalismo e nell’esercizio della solidarietà internazionale, noi rinnoviamo l’impegno incessante e senza compromessi nella difesa della libertà e dell’uguaglianza, per la costruzione di una società libera e solidale, nella consapevolezza che non ci sono e non ci possono essere spazi di mediazione tra coerenza e consenso, tra radicalità e rappresentanza, tra libertà e potere.
Si sottolinea, ancora una volta, l’illusorietà dello spazio pre-politico della mediazione del conflitto sociale, col quale legare le tensioni sociali agli equilibri mutevoli e ballerini dei giochi infraistituzionali, smorzando la radicalità di quella che un tempo si chiamava la Questione Sociale.
Il 1° maggio è giorno di lotta internazionale contro i padroni e lo stato.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

lunedì 26 aprile 2010

25 aprile - Ora e sempre resistenza!


Tratto da: Umanità Nova
http://www.umanitanova.org/node/18702

Due giorni di intenso impegno antifascista per i compagni anarchici siciliani. Sabato 24 aprile il Coordinamento Anarchico Palermitano ha partecipato a un presidio in centro storico organizzato nell'ambito delle iniziative di Antifascisti/e Palermo per ricordare la Resistenza di ieri e rilanciare le lotte del presente contro ogni fascismo e ogni discriminazione.
Domenica 25 aprile, anniversario della Liberazione, si è svolta a Palermo la consueta cerimonia ufficiale al Giardino Inglese alla presenza delle associazioni partigiane, dei cittadini e delle autorità civili e militari. Tra queste, il presidente del Senato Renato Schifani che ha così preferito rinunciare a una discutibile e criticatissima celebrazione alternativa che si sarebbe dovuta tenere al monumento ai caduti. Quando la tromba ha finito di intonare il silenzio, militanti del Coordinamento Anarchico Palermitano - che avevano scelto di sostare fuori dai giardini - hanno intonato "Bella Ciao" in un crescendo che ha coinvolto con sempre più forza e convinzione i rappresentanti dell'ANPI e i cittadini che si trovavano alla cerimonia. E poi ancora "Dai monti di Sarzana" e il grido "Ora e sempre Resistenza!". Notevole l'imbarazzo dei rappresentanti delle istituzioni di fronte a questa spontanea espressione di libertà che ha letteralmente frantumato l'ingessato protocollo che fa di quella commemorazione una grigia e autoritaria cerimonia militare.
Sempre il 25 aprile si è svolta a Trapani una splendida giornata di mobilitazione. Il locale Coordinamento per la Pace ha organizzato e promosso insieme ai Giovani Comunisti una festa popolare all'insegna dei valori della Resistenza e dell'antifascismo. Il giardinetto della Casina delle Palme, nel centro storico trapanese, si è trasformato in una piazza di libertà affollata da centinaia di persone fino a tarda sera grazie alla presenza di numerose associazioni che hanno risposto con i loro banchetti e i loro materiali all'appello dei compagni trapanesi. Notevolissima la presenza anarchica: tre striscioni, tante bandiere nere e rosso-nere e due banchetti di stampa libertaria hanno suscitato l'attenzione del pubblico, soprattutto dei più giovani. Musica dal vivo per tutta la serata e interventi al microfono dei rappresentanti delle associazioni presenti. Particolarmente apprezzato e applaudito l'intervento di un compagno dell'FdCA che ha parlato dell'impegno degli anarchici nella Resistenza e quello, in chiusura, di un compagno trapanese della Federazione Anarchica Siciliana che ha ricordato l'importanza di resistere e lottare contro la repressione, contro le ingiustizie, contro il moderno fascismo che avanza.

venerdì 12 marzo 2010

CON I LAVORATORI, CONTRO L’ARROGANZA DI STATO E PADRONI

Che la partita non fosse finita, appariva e appare chiaro a tutti: questo governo di Centrodestra deve completare l’opera iniziata dal Centrosinistra e così di seguito, come in una sequenza periodica. La classe dirigente del paese vuole distruggere quello che resta dello stato sociale, precarizzando il lavoro, vanificando gli strumenti di tutele dei lavoratori rendendoli innocui, rispettando così il patto servile di mutuo sostegno dei governi dello stato al potere economico del capitalismo italiano. Ma per fare questo bisogna governare, per attribuirsi il maggior merito possibile, per trarre maggior profitto e non lasciare ai successori nessuna possibilità. Ecco quindi le “grandi manovre” con cui il potere esecutivo dello stato interpreta a suo modo quanto stabilito da un altro potere dello stato, il potere giuridico. Mentre il Centrodestra ricorre all’interpretazione della legge, il Centrosinistra agita le piazze.

Noi anarchici siamo del tutto indifferenti alla pantomima elettorale e agli scontri di potere della classe dirigente. Ben più urgenti sono le cause e le aspirazioni della nostra lotta: noi vogliamo abbattere lo stato e distruggere il capitalismo, vogliamo eliminare lo sfruttamento, vogliamo sbarazzarci di tutte le forme di oppressione e di autoritarismo, perché vogliamo l’autogestione e desideriamo costruire una società libera e solidale.

Ma il violento attacco mosso ai diritti attraverso la vanificazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, merita una risposta ferma e decisa che – come anarchici, con la diversità che ci contraddistingue – non possiamo in alcun modo ignorare, dal momento che la nostra analisi e la nostra azione di lotta al fianco dei lavoratori non possono non essere contestualizzate alla fase storica in cui viviamo.

Confindustria e i vari governi portano lucidamente avanti il loro progetto organico di demolizione dei diritti e di precarizzazione del mondo del lavoro.
L'articolo 18 – previsto per tutelare i lavoratori dal licenziamento senza “giusta causa”, tutelando la libertà di espressione e di opinione e di azione sindacale – ora è vanificato dall’approvazione del cosiddetto “Collegato lavoro”.
Il “Collegato lavoro” prevede che nel momento di maggiore debolezza (cioè l’assunzione), il lavoratore venga messo di fronte alla “scelta” di rinunciare all’art. 18 e di fare ricorso a un arbitrato: un chiaro ricatto esercitato sul bisogno di remunerazione.
Anche l’introduzione del cosiddetto “staff leasing”, ovvero il lavoro interinale a carattere continuativo e a tempo indeterminato, cioè la legalizzazione della interposizione (ovvero la "somministrazione") di manodopera, va nella stessa direzione.
In generale, vogliono aumentare la precarietà del lavoro attraverso una azione a tenaglia: da una parte si limitano o si eliminano i diritti acquisiti, mentre dall’altra si rende sempre più facile alle aziende servirsi di lavoratori senza tutela, liberandosi dai vincoli contrattuali e normativi.
Per quanto riguarda l’istruzione, la riduzione a 15 anni della scuola dell’obbligo rappresenta una mortificazione del sapere, perché si vogliono creare due livelli di istruzione: quello pubblico – sempre più precarizzato, e quello privato – favorito e incentivato.

La battaglia sull'articolo 18 rischia di rimanere una mera battaglia di principio se da questa non si parte per rimettere in discussione le politiche di attacco ai salari, ai diritti, alle condizioni di vita di milioni di lavoratrici e di lavoratori, dei giovani, degli anziani, degli immigrati.

Occorre costruire dal basso un movimento contro la precarietà in tutti i settori lavorativi, che si ponga come soggetto conflittuale che, senza limitarsi alla pur necessaria difesa dei posti di lavoro e delle tutele sociali legate ai diritti fondamentali, sappia sconfiggere la solitudine dei lavoratori espulsi dai posti di lavoro, per ricucire gli interessi collettivi e rilanciare – attraverso l’autorganizzazione – una lotta intransigente contro il capitalismo e la sua macelleria sociale.

Coordinamento Anarchico Palermitano

12 marzo 2010

lunedì 1 marzo 2010

VOLANTINO ANTIRAZZISTA

SE NON HAI I DOCUMENTI TI TRATTANO COME UN CRIMINALE

IL TUO SALARIO VALE SEMPRE MENO DI QUELLO DI UN ITALIANO

TI SFRUTTANO O NON TI FANNO LAVORARE

LE LEGGI ITALIANE TI DISCRIMINANO PERCHÉ SEI UN MIGRANTE

TUTTO QUESTO SUCCEDE
PERCHÉ LO VOGLIONO I PADRONI!

TUTTO QUESTO SUCCEDE
PERCHÉ C’È LO STATO!


LORO LA CHIAMANO LEGALITÀ, LORO LA CHIAMANO SICUREZZA:
IN REALTÀ, TUTTO QUESTO SI CHIAMA INGIUSTIZIA!
TUTTO QUESTO VUOL DIRE RAZZISMO!

STATO E PADRONI COLPISCONO GLI IMMIGRATI
PER COLPIRE TUTTA LA SOCIETÀ!

LA LIBERTÀ NON HA CONFINI, NON HA BARRIERE!

I DIRITTI DI UNO SONO I DIRITTI DI TUTTI,
LA LIBERTÀ DI UNO È LA LIBERTÀ DI TUTTI!

ORGANIZZATI E LOTTA INSIEME AGLI ALTRI PER LA LIBERTÀ!

NON CREDERE AI PARTITI, NON CREDERE ALLE PROMESSE DEI POLITICI:
LA LIBERTÀ È SOLO NELLE TUE MANI!

GLI ESSERI UMANI SONO TUTTI UGUALI!

I LAVORATORI SONO TUTTI UGUALI!

CONTRO IL RAZZISMO, AZIONE DIRETTA!
INTERNAZIONALISMO, RIVOLUZIONE!



Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 28 febbraio 2010

PALERMO, 27 FEBBRAIO 2010. ORE 11:00. ENNESIMA VIOLENZA POLIZIESCA AI DANNI DI ALCUNI AMBULANTI IMMIGRATI

Il mercatino di piazzale Lennon (ex Giotto) è stato teatro dell´ennesimo blitz della polizia contro gli immigrati.
Appena sopraggiunti, i servi in divisa del questore Marangoni e del prefetto Trevisone hanno aggredito brutalmente gli immigrati che, terrorizzati dal loro impetuoso sopraggiungere, avevano già alzato le mani. Sono stati scaraventati a terra e bestialmente percossi a calci e a pugni. Qualcuno ha battuto violentemente il capo sul selciato. Un poliziotto, dopo avere immobilizzato una delle vittime, gli ha puntato alla testa una pistola. Stando alle dichiarazioni dei presenti gli immigrati avevano tutti il permesso di soggiorno. Gruppi di persone, testimoni attoniti dell´efferata violenza poliziesca, hanno reagito verbalmente e qualcuno ha cercato di scongiurare gli arresti invitando la polizia ad arrestare, piuttosto, il premier e il sindaco. Sembra, dalle notizie raccolte, che pure una giovane donna sui 30 anni sia stata fe rmata in quanto avrebbe solidarizzato con gli immigrati gridando la propria indignazione di persona civile. La stessa donna è stata violentemente spinta all´interno di una volante e condotta in questura insieme agli altri malcapitati. "Fascisti, fascisti!" gridavano le persone consapevoli di uno status quo non più sopportabile. Lo spiegamento di forze è stato impressionante. Diverse volanti della polizia hanno fatto spettacolarmente irruzione al mercatino e una decina di centauri in divisa sono sopraggiunti subito dopo, mentre alcuni elicotteri sorvolavano a bassa quota lo spazio antistante. I servi dello stato hanno capovolto con furia squadristica le bancarelle dei lavoratori immigrati e nell´enfasi razzista hanno pure travolto le bancarelle di alcuni ambulanti palermitani.

Questo accade a Palermo, capoluogo mafioso di uno stato fascistizzato, messo in ginocchio da una lobby politica da basso impero. Questa è la legalit à imposta in uno stato dove è sempre più difficile distinguere il fascismo di strada dallo squadrismo istituzionale. Il 1° Marzo pezzi della "società civile" manifesteranno contro il razzismo all´insegna della "legalità" pur sapendo che quello appena descritto è un esempio della legalità di uno stato sempre più razzista e reazionario, e che è legale pure il decreto-legge che ha introdotto il "pacchetto sicurezza". In questa dittatura italiana, non più tanto mascherata, non c´è spazio per le ragioni di chi ha sempre meno potere sulla propria esistenza. Di fronte a questo scenario, le anarchiche e gli anarchici del Coordinamento Anarchico Palermitano, nel denunciare l´uso sempre più diffuso della violenza di stato, della brutalità poliziesca, nelle piazze, nelle carceri, nei reparti psichiatrici, e nei Centri di Identificazione ed Espulsio ne per gli immigrati (CIE), ribadiscono la necessità che la lotta contro ogni oppressione e contro ogni sfruttamento debbano dispiegarsi, dal basso, nell´azione autorganizzata e autogestita contro lo stato e il capitalismo, sbarazzandosi una volta per tutte di un ceto politico da operetta (il centrosinistra), che in questi anni non ha fatto che rilanciare il trasformismo politico, l´interclassismo, il revisionismo culturale che tanti danni hanno arrecato agli oppressi e ai senza potere. Questa campagna persecutoria negli ultimi 20 anni - in nome di una presunta sicurezza - ha contraddistinto l´azione delle forze politiche sia di centrodestra sia di centrosinistra, che hanno legiferato e governato politiche migratorie fatte di flussi programmati, istituendo veri e propri lager noti come Centri di Permanenza Temporanea trasformati in Centri di Identificazione ed Espulsione. Consapevoli che la lotta per la costruzione di una società libera e s olidale esclude spazi di mediazione tra coerenza e consenso, tra radicalità e rappresentanza, tra libertà e potere, noi anarchici ribadiamo, altresì, che i diritti e gli spazi di libertà non possono essere mendicati al potere ma si strappano e si difendono con la tenacia e la resistenza di un corpo collettivo. Invitiamo tutti i soggetti a cui questa nostra è diretta a scartare le illusioni legalitarie e a mobilitarsi esclusivamente per l´azione diretta popolare.

Il 1° Marzo non avremo niente da dire al prefetto. Noi rifiutiamo un mondo dove le merci viaggiano inconcludenti da un punto all´altro dei continenti senza incontrare frontiere mentre agli esseri umani che tentano di lasciarsi alle spalle guerre, dittature e una insostenibile indigenza, è vietata la libera circolazione e gli è consentita solo un´esistenza vessata dal bisogno, dal perenne ricatto di perdere un permesso di soggiorno sempre pi&ugr ave; difficile da conseguire; un´esistenza rigidamente disciplinata o carcerizzata.

SOLIDARIETÀ AGLI ARRESTATI
LIBERTÀ O LEGALITÀ!

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

coordanarchicopa@libero.it

domenica 21 febbraio 2010

SOLIDARIETÀ ALLE POPOLAZIONI DELLA VAL SUSA

Esprimiamo il nostro pieno sostegno agli abitanti della Val Susa che da anni si oppongono con coraggio e determinazione al progetto di costruzione della linea per il Treno ad Alta Velocità (TAV) che dovrebbe collegare Torino a Lione.

Pochi giorni fa, la polizia ha caricato violentemente i manifestanti che volevano ostacolare le operazioni di trivellazione per i sondaggi dei terreni su cui dovrebbe sorgere quest’opera inutile e dannosa. Le forze dell’ordine hanno pestato con violenza inaudita, accanendosi contro persone inermi. Un ragazzo, un anarchico torinese, è stato colpito alla testa e per alcune ore non sentiva neanche più le gambe. Adesso sta bene e l’ematoma al cervello si sta riassorbendo.
Una signora di quarant’anni è stata massacrata: le hanno rotto il naso, le hanno spaccato la faccia e l’hanno presa a calci tra le gambe al punto che questa donna ha riportato gravi danni alle ovaie.

Questa è la polizia italiana, questo è lo stato che esercita la sua violenza quando le persone si oppongono alla devastazione e al saccheggio del territorio voluto nell’interesse dei cementificatori, dei capitalisti, dei politicanti.

Denunciamo il vergognoso comportamento dei mezzi di comunicazione che criminalizzano il Movimento No TAV e inventano di sana pianta la ricostruzione dei fatti: le palle di neve che i manifestanti tiravano contro la polizia sono diventate, negli articoli di alcuni giornali, pietre e bastoni.

Accusiamo il Partito Democratico per l’infame solidarietà espressa ai massacratori in divisa. Una solidarietà che accomuna questo partito al Popolo della Libertà nello stesso fronte che sostiene il TAV e gli interessi che ci stanno dietro.

Il Movimento NO TAV è il più forte e incisivo movimento popolare degli ultimi decenni in Italia.
È formato da gente comune, cittadine e cittadini che vogliono poter decidere sulla loro vita e sul destino del territorio in cui abitano. Le popolazioni della Val Susa vogliono solo che le loro montagne – pericolosamente ricche di amianto – non vengano distrutte e perforate per realizzare chilometri di tunnel. Questa gente pretende solo che la Val Susa non diventi un immenso cantiere per i prossimi trent’anni. Sono donne e uomini, anziani e ragazzi che non sanno che farsene di costosissimi treni superveloci concepiti al servizio delle grandi imprese per il trasporto delle merci da un capo all’altro dell’Europa. Gli abitanti della Val Susa desiderano una rete ferroviaria migliore e più sicura, adatta alle reali esigenze dei pendolari e degli studenti, una rete ferroviaria che non distrugga la loro valle e sia al servizio dei cittadini.

Lo stato italiano pensa di poter stroncare questa opposizione popolare con la violenza. Ancora una volta, le forze di polizia si distinguono per comportamenti feroci e vigliacchi nel reprimere le manifestazioni e terrorizzare le persone. Succede sempre più spesso in questa Italia sempre più simile a uno stato fascista in cui non c’è spazio per le ragioni di chi non ha potere.

CONTRO LA REPRESSIONE E LA DEVASTAZIONE DELLO STATO, LIBERTÀ E AUTOGESTIONE!

Coordinamento Anarchico Palermitano

coordanarchicopa@libero.it

venerdì 19 febbraio 2010

Contro la repressione della comunità No TAV, ovvero paura dell'autogestione

Inoltriamo comunicato della Federazione dei Comunisti Anarchici.

***

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: la repressione violenta di ogni forma di dissenso è la cifra con cui confrontarsi.

Una cosa che non tollera lo Stato è l'autodeterminazione e l'autogestione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Lo stato è disposto a colpire sempre più duro, con furia bestiale. Non è la prima volta, non sarà l'ultima, nellla speranza di spaventare e far tornare tutti a casa e lasciarli lavorare.

Specialmente quando l'opposizione delle comunità territoriali alle cosiddette "grandi opere dura da anni e mette in discussione gli ingenti affari economici. Quegli affari che sono allo stesso tempo frutto e collante del centenario patto tra Stato e Capitale, questi affari che vengono fatti a spese di tutti e soprattutto a spese delle popolazioni residente, espropriate del diritto di decidere del proprio modello di sviluppo.

È così in Val di Susa, dove lo Stato regala miliardi di euro di soldi pubblici alle imprese private per progettare ed in futuro costruire un'opera inutile e distruttiva.

Si perché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo che fior fiore di tecnici non certamente riconducibili alle "famigerate" frange anarchiche, di cui tanto si riempiono la bocca oggi media e forze dell'ordine, da anni asseriscono che la TAV Torino-Lione è un'opera inutile e dannosa.

Inutile perché l'ingente spesa prevista non viene giustificata dalle reali necessità di trasferimenti umani e di merci in Valle. Inutile perché esiste già una linea ferroviaria che ad oggi è sottoutilizzata.

Inutile perché concentra l'intervento economico dello Stato quando sarebbe meglio distribuirlo sul territorio italiano, ad esempio migliorando le infrastrutture ed i servizi dei milioni di lavoratori e lavoratrici pendolari.

Dannosa perché rende ancora più inumana la vita in una valle dove già sono presenti un'autostrada ed una linea ferroviaria. Dannosa perché la sua realizzazione comporterebbe lo scavo di decine e decine di chilometri di gallerie in rocce contenenti quantitativi non indifferenti di amianto ed uranio (a tal proposito, visto il nuovo corso nucleare dello Stato italiano, ci viene un sospetto: non è che sperano di trovare qualche giacimento uranifero?).

Tutto questo lo spacciano per progresso. Si certo: il progressivo ingrossamento del portafoglio di burocrati ed imprenditori, sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici e fondato sulla rapina delle risorse territoriali.

Per noi il progresso è altra cosa. È anzitutto liberarsi dallo sfruttamento del capitale e dalla autorità delle oligarchie statali, è partecipazione diretta dei lavoratori e delle lavoratrici alla gestione egualitaria e libertaria del proprio collettivo sociale e alla gestione consapevole ed armoniosa dell'ambiente naturale.

È questo il timore più grande per il capitale e per lo Stato e per tutti i loro galoppini: lavoratori e lavoratrici che prendono in mano le loro vite e decidono assieme e pariteticamente della gestione delle risorse del loro territorio, sottraendolo alla rapina capitalista e dei burocrati istituzionali.

È così in Val di Susa dove le comunità locali in questo periodo stanno cercando di opporsi alle trivelle mandate dai faccendieri del blocco pro TAV per studiare la geologia del tracciato e dove lo Stato non rinuncia a spendere enormi risorse in uomini per difenderle.

Non può perdere di fronte alla richiesta di autogestione territoriale dei lavoratori e delle lavoratrici: sarebbe un pericoloso precedente!

E allora via libera alla violenza inumana dei suoi servi sulla dignitosa fermezza della comunità NO TAV.

Noi comunisti anarchici esprimiamo, da una parte la più forte e convinta solidarietà nei confronti della comunità NO TAV, nei confronti di chi è stato preso a calci e manganellato dai solerti servi in divisa, ai compagni e alle compagne impegnati in prima fila da anni a far crescere e radicare la protesta, e dall'altra esprimiamo la convinzione che la strada dell'autodeterminazione e dell'autogestione collettiva vada diffusa in tutti i campi della nostra vita quotidiana, dalla difesa dell'ambiente, alla difesa dei diritti della classe lavoratrice e di tutti i diseredati.

19 febbraio 2010

sabato 13 febbraio 2010

ITALIANI BRAVA GENTE

Da alcuni anni, il 10 febbraio viene ufficialmente celebrato il "giorno del ricordo", in memoria dei profughi italiani che, alla fine della seconda guerra mondiale, furono espulsi dalla Dalmazia, da Fiume e dall'Istria e di tutti coloro che furono uccisi e scaraventati nelle foibe.
E ogni anno i fascisti italiani (quelli al governo e quelli per le strade) mettono in campo tutta la loro propaganda nazionalista fatta di bugie, malafede e cattiva coscienza.

Ma la Storia è una cosa seria, e non deve essere travisata. E, soprattutto, va raccontata dall'inizio.

«Fioi mii, chi ofende Pisin, la pagherà.
In fondo alla Foiba Finir el dovrà
»
[Canzone stampata sui libri di scuola italiani in Istria durante il ventennio fascista]

Dopo la prima guerra mondiale ('15-'18), l'Italia conquista Trieste e l'Istria e inizia una dura italianizzazione: le culture locali vengono perseguitate, viene imposto l'italiano come unica lingua e sono imposti funzionari italiani a dirigere gli uffici pubblici. Con l'avvento del fascismo, l'oppressione da parte dell'Italia si fa più feroce. In Istria e a Fiume le leggi razziali del 1938 dividono ancor più la cittadinanza in due categorie: gli italiani "puri" e gli "inferiori". A ciò si aggiungono le violenze squadriste, le chiusure dei giornali, gli incendi delle sedi associative.

Nel 1941, l'Italia fascista è in guerra al fianco della Germania nazista. Tedeschi, ungheresi e italiani invadono la Jugoslavia. L'Italia occupa la Dalmazia, parte del Montenegro, quasi l'intera Slovenia, e la Croazia (sotto forma di protettorato). Tutti quei territori diventano teatro di stragi, saccheggi e crudeltà. In particolare, le truppe di occupazione italiana ammazzano almeno 250 mila persone. Spedizioni di fascisti italiani e fascisti croati (gli Ustascia) torturano e uccidono centinaia di uomini, donne e bambini. Gli italiani costruiscono campi di concentramento (Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab) in cui rinchiudono quasi 30.000 persone.

Dopo l'8 settembre 1943 l'Italia fascista è allo sbando e i fascisti si danno alla fuga. Dopo decenni di repressione e violenze, gli jugoslavi e i partigiani di Tito si rivolteranno contro i nuovi occupanti nazisti, e attaccheranno chi li aveva massacrati fino a poco tempo prima: camicie nere, gerarchi e collaborazionisti.

La destra italiana ha sempre parlato di 20-30 mila italiani scaraventati nelle foibe, ma si tratta di cifre gonfiate per accattivarsi consensi facendo leva sulla pietà, usando la retorica e la menzogna storica. Gli studiosi hanno più realisticamente stimato 4-5 mila. Molti, senza dubbio (civili compresi), eliminati in tempi diversi e neanche tutti italiani.

L'esodo degli italiani e le foibe furono il tragico prodotto del fascismo, della guerra e del razzismo di stato. Le foibe erano state usate dagli stessi fascisti italiani durante l'occupazione contro la popolazione slava; poi dai tedeschi, fin dal 1941; poi addirittura dai partigiani, che non volevano lasciare i loro morti o le loro sepolture affinché i nazisti non capissero i loro movimenti.

Le vittime civili meritano sempre massimo rispetto, perché testimoniano la natura assassina di tutte le guerre e di tutti gli stati. Ma tutto questo non può e non deve giustificare il revisionismo e la retorica con cui oggi i fascisti cercano di autoassolversi dai loro crimini equiparando chi morì per la libertà con chi morì per la dittatura.

CONTRO I FASCISTI E LE LORO MENZOGNE
CONTRO OGNI AUTORITARISMO
VIVA LA RESISTENZA, L'INTERNAZIONALISMO E LA LIBERTÀ!

Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 24 gennaio 2010

LA LIBERTÀ NON SI CONTRATTA


Martedì 19 gennaio il Laboratorio Zeta è stato sgomberato. La polizia ha caricato violentemente i manifestanti accorsi in difesa dello spazio sociale ferendone diversi e fermandone tre (fra cui un nostro compagno) che sono stati detenuti per tutta la notte in questura e processati per direttissima l’indomani.

Quello che è successo non ci sorprende perché si inquadra perfettamente nel contesto di una città allo sbando, mortificata da una classe dirigente impresentabile che soffia sul fuoco delle emergenze sociali.
Il clima è cambiato, anche a Palermo, e non certo da ora. Lo abbiamo denunciato in tempi non sospetti e torniamo a ribadirlo. L’introduzione del pacchetto-sicurezza ha di fatto completato la svolta autoritaria del paese con un progressivo restringimento della libertà e la crescente repressione di ogni forma di dissenso.
Nel caso di Palermo, l’autoritarismo si accompagna alla violenza mafiosa dei noti poteri forti che tengono in pugno questa città, che lasciano morire di proposito, per coltivare clientele, profitti e potere.
D’altronde stiamo parlando di una città in cui chi non ha una casa è costretto a vivere nei container di via Messina Montagne, oppure si trova a combattere infami guerre tra poveri per accaparrarsi un alloggio popolare allo Zen. Stiamo parlando di una città con un tasso di disoccupazione spaventoso, divorata dalla crisi, sommersa dall’immondizia, governata dalla mafia, incattivita fino all’osso.

Lo sgombero dello ZetaLab è costato caro soprattutto alla comunità di profughi sudanesi che vivevano lì da molto tempo. In questi tempi terribili in cui gli immigrati sono nel mirino, questo sgombero è un altro tassello che si inserisce nel grande mosaico della repressione a sfondo razziale.

Nell’esprimere la nostra solidarietà agli sgomberati del Laboratorio Zeta e alle vittime della repressione poliziesca, ribadiamo il nostro impegno nelle lotte per una città libera, solidale e antirazzista nella consapevolezza che non ci sono e non possono esserci margini di mediazione tra coerenza e consenso, tra radicalità e rappresentanza, tra libertà e potere.


Coordinamento Anarchico Palermitano

mercoledì 20 gennaio 2010

SULLO SGOMBERO DEL LABORATORIO ZETA

Il Coordinamento Anarchico Palermitano esprime la propria solidarietà militante agli occupanti del Laboratorio Zeta, violentemente sgomberato dalle forze dell’ordine.
Condanniamo l’accanimento repressivo con cui polizia e carabinieri hanno dato vita a una vera e propria caccia all’uomo subito dopo le cariche effettuate per disperdere i numerosi manifestanti accorsi in difesa di Zetalab.
Tra i fermati c’è anche un compagno del Coordinamento Anarchico Palermitano. Noi gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà e pretendiamo il suo immediato rilascio. Così come pretendiamo l’immediata scarcerazione di tutti gli arrestati.

LIBERI TUTTI!
LIBERI SUBITO!


COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

sabato 16 gennaio 2010

Appello alla solidarietà e per l'invio di contributi ai lavoratori e alle lavoratrici di Haiti!

Una catastrofe naturale si è abbattuta su Haiti, della cui portata ancora intravediamo solo la superficie. Gli haitiani dovranno lottare per ricostruire le loro vite e le loro case, forse per decenni considerando l'entità senza precedenti del crollo, sia fisico che sociale.

Eppure, nonostante l'imprevedibilità dei terremoti, il disastro è contro natura, una mostruosità dei nostri tempi. L'entità dei danni causati dal terremoto fa parte del costo dello sfruttamento incontrollato, che in ogni momento mette il profitto prima della salute, della sicurezza e del benessere del popolo di Haiti.

Mentre il mondo sta guardando - pronta ad aiutare - il potere vede una grande opportunità. Gli operai e i contadini di Haiti lottano da decenni per i loro diritti anche al più elementare livello di esistenza, mentre le forze di occupazione delle Nazioni Unite, lo Stato e le élite domanti hanno mantenuto inesorabilmente la miseria sociale. Ora che Port-Au-Prince non è altro che macerie, nuove opportunità si presentano alla classe dirigente di ricostruire Haiti nei loro stessi interessi.

Ma allo stesso modo, i lavoratori e contadini haitiani potrebbero far valere il loro diritto ad un loro Haiti, uno in cui essi non saranno più costretti a vivere in edifici pericolanti, né dovranno lavorare solo per riempire le tasche delle élite, che siano straniere o locali.

Quando si smetterà di guardare l'orrore e si passerà ad agire in modo incisivo, i progressisti potranno offrire un'alternativa. C'è un desiderio, forte e bella, di fare qualcosa per aiutare gli altri nel momento di bisogno. Le nostre azioni sono più forti quando ci organizziamo e facciamo uno sforzo concertato e unito. Già da ora possiamo fare un impatto profondissimo, impegnandoci ad agire in solidarietà direttamente con i movimenti sociali autonomi di Haiti. Essi rappresentano la migliore opzione per il popolo haitiano e sono più bisognosi. Allo stesso tempo, siamo nella posizione migliore per aiutare, in quanto persone impegnate a batterci contro un sistema che serve a sfruttare tutti noi. Chiediamo la solidarietà dei singoli a favore dei singoli impegnati in una lotta comune.

Non si tratta solo di soldi per aiutare, ma anche e soprattutto un atto autonomo ed indipendente di solidarietà internazionale, che evidenzi il fallimento delle forze di occupazione, delle multinazionali e delle élite haitiane, che sono i principali responsabili per aver portato Haiti allo sfacelo..

Ci sarà un fiume di aiuti e di denaro, dati in forma di carità. Fino alla prossima catastrofe. La nostra azione di solidarietà non dovrebbe essere, in qualunque forma, solo un atto di aiuto umanitario. Non dovrebbe essere un atto apolitico e non dobbiamo dare carta bianca a coloro che vogliono sfruttare la sofferenza degli altri.

Dovrà essere invece un atto di solidarietà con la popolazione in lotta di Haiti e con le loro organizzazioni, respingendo al contempo l'élite haitiana e il suo apparato statale totalmente inetto, che ha portato Haiti al fallimento. Il terremoto è una catastrofe naturale, è vero, ma lo Stato di Haiti, la miseria delle masse e l'ignobile ingiustizia dell'ordine sociale non sono naturali.

Siamo in contatto con una di queste organizzazioni, Batay Ouvriye, e metteremo le nostre risorse e il nostro tempo a loro sostegno, per aiutare la ricostruzione dopo il disastro e per mantenere la lotta per un Haiti migliore e un mondo migliore.

Batay Ouvriye è un'organizzazione combattiva di base degli operai e dei contadini i cui membri sono lavoratori e lavoratrici in tutto Haiti, ma soprattutto nelle zone di estremo sfruttamento, ossia nei laboratori clandestini e nelle zone franche.

Il gruppo Miami Autonomy & Solidarity/Miayami Otonomi ak Solidarite ha creato una cassa di solidarietà e un modo per inviare denaro a Batay Ouvriye. Se altri vogliono anche loro inviare denaro, possono scrivere a miamiautonomyandsolidarity@yahoo.com oppure tramite carta di credito o Paypal seguendo questo link:

https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=miamiautonomyandsolidarity%40yahoo.com&lc=US&item_name=Batay%20Ouvriye¤cy_code=USD&bn=PP-DonationsBF%3abtn_donateCC_LG.gif%3aNonHostedGuest



Miami Autonomy & Solidarity / Miayami Otonomi ak Solidarite
Réseau de Solidarité Haïti Batay Ouvriye

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni internazionali

http://miamiautonomyandsolidarity.wordpress.com

lunedì 11 gennaio 2010

CON IL SANGUE AGLI OCCHI

Hanno alzato la testa e lo hanno fatto senza mediazioni, con la rabbia di chi vuole rispetto e non è più disposto a ingoiare il boccone amaro dell’ingiustizia.
La rivolta degli immigrati di Rosarno è una risposta sincera e coraggiosa alla schiavitù, alla discriminazione, all’intimidazione, all’indifferenza.
In queste ore convulse gli immigrati hanno attaccato frontalmente il sistema di dominio mafioso che controlla l’economia e il territorio calabrese: gli immigrati hanno sfidato a mani nude la ‘Ndrangheta, hanno sfidato i padroni delle terre in cui vengono sfruttati e umiliati.
Gli immigrati in rivolta sono lavoratori della terra, manodopera a costo zero e senza diritti e tutele perché schiacciata da una clandestinità prodotta da leggi razziste emanate nell’interesse dei padroni. Gli immigrati in rivolta sono i lavoratori stagionali che percorrono migliaia di chilometri seguendo i ritmi delle colture, dalla Sicilia alla Campania, dalla Calabria alla Puglia, spaccandosi la schiena quindici ore al giorno per quindici euro. Gli immigrati in rivolta sono quelli che vengono picchiati e minacciati dai caporali se solo provano a chiedere acqua corrente, un tetto sulla testa o una paga più dignitosa.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni si permette di tuonare contro i “clandestini” senza accennare minimamente agli ultimi attacchi subiti dai migranti o alle condizioni bestiali che li hanno portati all’esasperazione. Insieme a Maroni, tutto il verminaio politico, senza distinzioni, blatera parole di circostanza oscillando tra ipocrisia e frasi fatte, tra intolleranza e insofferenza.
Le notizie provenienti da Rosarno non sono incoraggianti: persone armate si aggirano in paese alla ricerca di immigrati e il clima è ancora pesantissimo. Questa è l’Italia, razzista e spietata, plasmata dal potere statale e mafioso. Questo è il risultato della devastazione sociale in cui è precipitato il nostro paese.
Nell’esprimere la nostra solidarietà agli immigrati in lotta per i loro diritti, manifestiamo il nostro più profondo disprezzo nei confronti di tutti i mafiosi e di tutti i razzisti che presidiano le strade di Rosarno e i palazzi del potere.

Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI

Sottoscritto da:
Coordinamento Anarchico Palermitano
Federazione Siciliana - FdCA
Nucleo "Giustizia e Libertà" - FAS