domenica 28 febbraio 2010

PALERMO, 27 FEBBRAIO 2010. ORE 11:00. ENNESIMA VIOLENZA POLIZIESCA AI DANNI DI ALCUNI AMBULANTI IMMIGRATI

Il mercatino di piazzale Lennon (ex Giotto) è stato teatro dell´ennesimo blitz della polizia contro gli immigrati.
Appena sopraggiunti, i servi in divisa del questore Marangoni e del prefetto Trevisone hanno aggredito brutalmente gli immigrati che, terrorizzati dal loro impetuoso sopraggiungere, avevano già alzato le mani. Sono stati scaraventati a terra e bestialmente percossi a calci e a pugni. Qualcuno ha battuto violentemente il capo sul selciato. Un poliziotto, dopo avere immobilizzato una delle vittime, gli ha puntato alla testa una pistola. Stando alle dichiarazioni dei presenti gli immigrati avevano tutti il permesso di soggiorno. Gruppi di persone, testimoni attoniti dell´efferata violenza poliziesca, hanno reagito verbalmente e qualcuno ha cercato di scongiurare gli arresti invitando la polizia ad arrestare, piuttosto, il premier e il sindaco. Sembra, dalle notizie raccolte, che pure una giovane donna sui 30 anni sia stata fe rmata in quanto avrebbe solidarizzato con gli immigrati gridando la propria indignazione di persona civile. La stessa donna è stata violentemente spinta all´interno di una volante e condotta in questura insieme agli altri malcapitati. "Fascisti, fascisti!" gridavano le persone consapevoli di uno status quo non più sopportabile. Lo spiegamento di forze è stato impressionante. Diverse volanti della polizia hanno fatto spettacolarmente irruzione al mercatino e una decina di centauri in divisa sono sopraggiunti subito dopo, mentre alcuni elicotteri sorvolavano a bassa quota lo spazio antistante. I servi dello stato hanno capovolto con furia squadristica le bancarelle dei lavoratori immigrati e nell´enfasi razzista hanno pure travolto le bancarelle di alcuni ambulanti palermitani.

Questo accade a Palermo, capoluogo mafioso di uno stato fascistizzato, messo in ginocchio da una lobby politica da basso impero. Questa è la legalit à imposta in uno stato dove è sempre più difficile distinguere il fascismo di strada dallo squadrismo istituzionale. Il 1° Marzo pezzi della "società civile" manifesteranno contro il razzismo all´insegna della "legalità" pur sapendo che quello appena descritto è un esempio della legalità di uno stato sempre più razzista e reazionario, e che è legale pure il decreto-legge che ha introdotto il "pacchetto sicurezza". In questa dittatura italiana, non più tanto mascherata, non c´è spazio per le ragioni di chi ha sempre meno potere sulla propria esistenza. Di fronte a questo scenario, le anarchiche e gli anarchici del Coordinamento Anarchico Palermitano, nel denunciare l´uso sempre più diffuso della violenza di stato, della brutalità poliziesca, nelle piazze, nelle carceri, nei reparti psichiatrici, e nei Centri di Identificazione ed Espulsio ne per gli immigrati (CIE), ribadiscono la necessità che la lotta contro ogni oppressione e contro ogni sfruttamento debbano dispiegarsi, dal basso, nell´azione autorganizzata e autogestita contro lo stato e il capitalismo, sbarazzandosi una volta per tutte di un ceto politico da operetta (il centrosinistra), che in questi anni non ha fatto che rilanciare il trasformismo politico, l´interclassismo, il revisionismo culturale che tanti danni hanno arrecato agli oppressi e ai senza potere. Questa campagna persecutoria negli ultimi 20 anni - in nome di una presunta sicurezza - ha contraddistinto l´azione delle forze politiche sia di centrodestra sia di centrosinistra, che hanno legiferato e governato politiche migratorie fatte di flussi programmati, istituendo veri e propri lager noti come Centri di Permanenza Temporanea trasformati in Centri di Identificazione ed Espulsione. Consapevoli che la lotta per la costruzione di una società libera e s olidale esclude spazi di mediazione tra coerenza e consenso, tra radicalità e rappresentanza, tra libertà e potere, noi anarchici ribadiamo, altresì, che i diritti e gli spazi di libertà non possono essere mendicati al potere ma si strappano e si difendono con la tenacia e la resistenza di un corpo collettivo. Invitiamo tutti i soggetti a cui questa nostra è diretta a scartare le illusioni legalitarie e a mobilitarsi esclusivamente per l´azione diretta popolare.

Il 1° Marzo non avremo niente da dire al prefetto. Noi rifiutiamo un mondo dove le merci viaggiano inconcludenti da un punto all´altro dei continenti senza incontrare frontiere mentre agli esseri umani che tentano di lasciarsi alle spalle guerre, dittature e una insostenibile indigenza, è vietata la libera circolazione e gli è consentita solo un´esistenza vessata dal bisogno, dal perenne ricatto di perdere un permesso di soggiorno sempre pi&ugr ave; difficile da conseguire; un´esistenza rigidamente disciplinata o carcerizzata.

SOLIDARIETÀ AGLI ARRESTATI
LIBERTÀ O LEGALITÀ!

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

coordanarchicopa@libero.it

domenica 21 febbraio 2010

SOLIDARIETÀ ALLE POPOLAZIONI DELLA VAL SUSA

Esprimiamo il nostro pieno sostegno agli abitanti della Val Susa che da anni si oppongono con coraggio e determinazione al progetto di costruzione della linea per il Treno ad Alta Velocità (TAV) che dovrebbe collegare Torino a Lione.

Pochi giorni fa, la polizia ha caricato violentemente i manifestanti che volevano ostacolare le operazioni di trivellazione per i sondaggi dei terreni su cui dovrebbe sorgere quest’opera inutile e dannosa. Le forze dell’ordine hanno pestato con violenza inaudita, accanendosi contro persone inermi. Un ragazzo, un anarchico torinese, è stato colpito alla testa e per alcune ore non sentiva neanche più le gambe. Adesso sta bene e l’ematoma al cervello si sta riassorbendo.
Una signora di quarant’anni è stata massacrata: le hanno rotto il naso, le hanno spaccato la faccia e l’hanno presa a calci tra le gambe al punto che questa donna ha riportato gravi danni alle ovaie.

Questa è la polizia italiana, questo è lo stato che esercita la sua violenza quando le persone si oppongono alla devastazione e al saccheggio del territorio voluto nell’interesse dei cementificatori, dei capitalisti, dei politicanti.

Denunciamo il vergognoso comportamento dei mezzi di comunicazione che criminalizzano il Movimento No TAV e inventano di sana pianta la ricostruzione dei fatti: le palle di neve che i manifestanti tiravano contro la polizia sono diventate, negli articoli di alcuni giornali, pietre e bastoni.

Accusiamo il Partito Democratico per l’infame solidarietà espressa ai massacratori in divisa. Una solidarietà che accomuna questo partito al Popolo della Libertà nello stesso fronte che sostiene il TAV e gli interessi che ci stanno dietro.

Il Movimento NO TAV è il più forte e incisivo movimento popolare degli ultimi decenni in Italia.
È formato da gente comune, cittadine e cittadini che vogliono poter decidere sulla loro vita e sul destino del territorio in cui abitano. Le popolazioni della Val Susa vogliono solo che le loro montagne – pericolosamente ricche di amianto – non vengano distrutte e perforate per realizzare chilometri di tunnel. Questa gente pretende solo che la Val Susa non diventi un immenso cantiere per i prossimi trent’anni. Sono donne e uomini, anziani e ragazzi che non sanno che farsene di costosissimi treni superveloci concepiti al servizio delle grandi imprese per il trasporto delle merci da un capo all’altro dell’Europa. Gli abitanti della Val Susa desiderano una rete ferroviaria migliore e più sicura, adatta alle reali esigenze dei pendolari e degli studenti, una rete ferroviaria che non distrugga la loro valle e sia al servizio dei cittadini.

Lo stato italiano pensa di poter stroncare questa opposizione popolare con la violenza. Ancora una volta, le forze di polizia si distinguono per comportamenti feroci e vigliacchi nel reprimere le manifestazioni e terrorizzare le persone. Succede sempre più spesso in questa Italia sempre più simile a uno stato fascista in cui non c’è spazio per le ragioni di chi non ha potere.

CONTRO LA REPRESSIONE E LA DEVASTAZIONE DELLO STATO, LIBERTÀ E AUTOGESTIONE!

Coordinamento Anarchico Palermitano

coordanarchicopa@libero.it

venerdì 19 febbraio 2010

Contro la repressione della comunità No TAV, ovvero paura dell'autogestione

Inoltriamo comunicato della Federazione dei Comunisti Anarchici.

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Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: la repressione violenta di ogni forma di dissenso è la cifra con cui confrontarsi.

Una cosa che non tollera lo Stato è l'autodeterminazione e l'autogestione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Lo stato è disposto a colpire sempre più duro, con furia bestiale. Non è la prima volta, non sarà l'ultima, nellla speranza di spaventare e far tornare tutti a casa e lasciarli lavorare.

Specialmente quando l'opposizione delle comunità territoriali alle cosiddette "grandi opere dura da anni e mette in discussione gli ingenti affari economici. Quegli affari che sono allo stesso tempo frutto e collante del centenario patto tra Stato e Capitale, questi affari che vengono fatti a spese di tutti e soprattutto a spese delle popolazioni residente, espropriate del diritto di decidere del proprio modello di sviluppo.

È così in Val di Susa, dove lo Stato regala miliardi di euro di soldi pubblici alle imprese private per progettare ed in futuro costruire un'opera inutile e distruttiva.

Si perché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo che fior fiore di tecnici non certamente riconducibili alle "famigerate" frange anarchiche, di cui tanto si riempiono la bocca oggi media e forze dell'ordine, da anni asseriscono che la TAV Torino-Lione è un'opera inutile e dannosa.

Inutile perché l'ingente spesa prevista non viene giustificata dalle reali necessità di trasferimenti umani e di merci in Valle. Inutile perché esiste già una linea ferroviaria che ad oggi è sottoutilizzata.

Inutile perché concentra l'intervento economico dello Stato quando sarebbe meglio distribuirlo sul territorio italiano, ad esempio migliorando le infrastrutture ed i servizi dei milioni di lavoratori e lavoratrici pendolari.

Dannosa perché rende ancora più inumana la vita in una valle dove già sono presenti un'autostrada ed una linea ferroviaria. Dannosa perché la sua realizzazione comporterebbe lo scavo di decine e decine di chilometri di gallerie in rocce contenenti quantitativi non indifferenti di amianto ed uranio (a tal proposito, visto il nuovo corso nucleare dello Stato italiano, ci viene un sospetto: non è che sperano di trovare qualche giacimento uranifero?).

Tutto questo lo spacciano per progresso. Si certo: il progressivo ingrossamento del portafoglio di burocrati ed imprenditori, sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici e fondato sulla rapina delle risorse territoriali.

Per noi il progresso è altra cosa. È anzitutto liberarsi dallo sfruttamento del capitale e dalla autorità delle oligarchie statali, è partecipazione diretta dei lavoratori e delle lavoratrici alla gestione egualitaria e libertaria del proprio collettivo sociale e alla gestione consapevole ed armoniosa dell'ambiente naturale.

È questo il timore più grande per il capitale e per lo Stato e per tutti i loro galoppini: lavoratori e lavoratrici che prendono in mano le loro vite e decidono assieme e pariteticamente della gestione delle risorse del loro territorio, sottraendolo alla rapina capitalista e dei burocrati istituzionali.

È così in Val di Susa dove le comunità locali in questo periodo stanno cercando di opporsi alle trivelle mandate dai faccendieri del blocco pro TAV per studiare la geologia del tracciato e dove lo Stato non rinuncia a spendere enormi risorse in uomini per difenderle.

Non può perdere di fronte alla richiesta di autogestione territoriale dei lavoratori e delle lavoratrici: sarebbe un pericoloso precedente!

E allora via libera alla violenza inumana dei suoi servi sulla dignitosa fermezza della comunità NO TAV.

Noi comunisti anarchici esprimiamo, da una parte la più forte e convinta solidarietà nei confronti della comunità NO TAV, nei confronti di chi è stato preso a calci e manganellato dai solerti servi in divisa, ai compagni e alle compagne impegnati in prima fila da anni a far crescere e radicare la protesta, e dall'altra esprimiamo la convinzione che la strada dell'autodeterminazione e dell'autogestione collettiva vada diffusa in tutti i campi della nostra vita quotidiana, dalla difesa dell'ambiente, alla difesa dei diritti della classe lavoratrice e di tutti i diseredati.

19 febbraio 2010

sabato 13 febbraio 2010

ITALIANI BRAVA GENTE

Da alcuni anni, il 10 febbraio viene ufficialmente celebrato il "giorno del ricordo", in memoria dei profughi italiani che, alla fine della seconda guerra mondiale, furono espulsi dalla Dalmazia, da Fiume e dall'Istria e di tutti coloro che furono uccisi e scaraventati nelle foibe.
E ogni anno i fascisti italiani (quelli al governo e quelli per le strade) mettono in campo tutta la loro propaganda nazionalista fatta di bugie, malafede e cattiva coscienza.

Ma la Storia è una cosa seria, e non deve essere travisata. E, soprattutto, va raccontata dall'inizio.

«Fioi mii, chi ofende Pisin, la pagherà.
In fondo alla Foiba Finir el dovrà
»
[Canzone stampata sui libri di scuola italiani in Istria durante il ventennio fascista]

Dopo la prima guerra mondiale ('15-'18), l'Italia conquista Trieste e l'Istria e inizia una dura italianizzazione: le culture locali vengono perseguitate, viene imposto l'italiano come unica lingua e sono imposti funzionari italiani a dirigere gli uffici pubblici. Con l'avvento del fascismo, l'oppressione da parte dell'Italia si fa più feroce. In Istria e a Fiume le leggi razziali del 1938 dividono ancor più la cittadinanza in due categorie: gli italiani "puri" e gli "inferiori". A ciò si aggiungono le violenze squadriste, le chiusure dei giornali, gli incendi delle sedi associative.

Nel 1941, l'Italia fascista è in guerra al fianco della Germania nazista. Tedeschi, ungheresi e italiani invadono la Jugoslavia. L'Italia occupa la Dalmazia, parte del Montenegro, quasi l'intera Slovenia, e la Croazia (sotto forma di protettorato). Tutti quei territori diventano teatro di stragi, saccheggi e crudeltà. In particolare, le truppe di occupazione italiana ammazzano almeno 250 mila persone. Spedizioni di fascisti italiani e fascisti croati (gli Ustascia) torturano e uccidono centinaia di uomini, donne e bambini. Gli italiani costruiscono campi di concentramento (Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab) in cui rinchiudono quasi 30.000 persone.

Dopo l'8 settembre 1943 l'Italia fascista è allo sbando e i fascisti si danno alla fuga. Dopo decenni di repressione e violenze, gli jugoslavi e i partigiani di Tito si rivolteranno contro i nuovi occupanti nazisti, e attaccheranno chi li aveva massacrati fino a poco tempo prima: camicie nere, gerarchi e collaborazionisti.

La destra italiana ha sempre parlato di 20-30 mila italiani scaraventati nelle foibe, ma si tratta di cifre gonfiate per accattivarsi consensi facendo leva sulla pietà, usando la retorica e la menzogna storica. Gli studiosi hanno più realisticamente stimato 4-5 mila. Molti, senza dubbio (civili compresi), eliminati in tempi diversi e neanche tutti italiani.

L'esodo degli italiani e le foibe furono il tragico prodotto del fascismo, della guerra e del razzismo di stato. Le foibe erano state usate dagli stessi fascisti italiani durante l'occupazione contro la popolazione slava; poi dai tedeschi, fin dal 1941; poi addirittura dai partigiani, che non volevano lasciare i loro morti o le loro sepolture affinché i nazisti non capissero i loro movimenti.

Le vittime civili meritano sempre massimo rispetto, perché testimoniano la natura assassina di tutte le guerre e di tutti gli stati. Ma tutto questo non può e non deve giustificare il revisionismo e la retorica con cui oggi i fascisti cercano di autoassolversi dai loro crimini equiparando chi morì per la libertà con chi morì per la dittatura.

CONTRO I FASCISTI E LE LORO MENZOGNE
CONTRO OGNI AUTORITARISMO
VIVA LA RESISTENZA, L'INTERNAZIONALISMO E LA LIBERTÀ!

Coordinamento Anarchico Palermitano