lunedì 24 maggio 2010

PALERMO, I LUOGHI DELL'INSURREZIONE


Nel 150° anniversario dell'entrata dei Mille a Palermo, cammineremo per le strade della città alla scoperta dei luoghi in cui, sin dal 1848 e fino al 1890, i palermitani alzarono le barricate per rivendicare diritti e libertà.

Giovedì 27 maggio ore 17
Ponte dell'Ammiraglio


Incontro e passeggiata storica con Natale Musarra, autore del libro «Marsala e l'unità d'Italia» edito dal Centro Internazionale Studi Risorgimentali Garibaldini.

Alla fine del percorso, dibattito e aperitivo presso il Circolo Libertario di Via Lungarini 23

L'iniziativa è promossa dal Coordinamento Anarchico Palermitano e dall'Archivio Storico degli Anarchici Siciliani.

Di seguito, la "tabella di marcia" della passeggiata storica.

Ore 17 Ponte dell'Ammiraglio
Ore 17,30 - Porta Termini (Incrocio C.so dei Mille/Via Lincoln)
Ore 17,50 - Piazza Rivoluzione
Ore 18,15 - Convento della Gancia e Buca della Salvezza
Ore 18,45 - Piazza Bologni
Ore 19,00 - Piazza Pretoria e Quattro Canti di Città
Ore 19,20 - Piazza Marina
Ore 19,30 - Via Lungarini

domenica 9 maggio 2010

CONTRO LA MAFIA, LO STATO, IL CAPITALE: AZIONE DIRETTA!


La mattina del 9 maggio 1978 l’Italia si sveglia con il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro e con quello che i giornali descrissero subito come il “suicidio terroristico” di Peppino Impastato a Cinisi sui binari della ferrovia Palermo-Trapani.

Con una strana coincidenza, si volle subito criminalizzare la morte di Impastato descrivendola come l’involontario suicidio di un “terrorista rosso” che fatalmente – proprio quel giorno – decideva di abbandonare la sua prassi di lotta al sistema per commettere un attentato dinamitardo.

L’evoluzione delle indagini e la successiva sentenza finale, emessa significativamente dopo 20 anni, hanno poi confermato quello che è stato sempre sostenuto da chi lo conosceva e dai suoi compagni di lotta: Impastato è stato ucciso dalla mafia.

Le modalità con cui l’assassinio di Impastato venne abilmente camuffato, la coincidenza temporale con il ritrovamento del corpo di Moro e le coperture istituzionali che a tutti i livelli hanno ostacolato la ricerca della verità su entrambi gli episodi, sono tutti attrezzi del mestiere che lo stato ha sempre utilizzato per portare a compimento le sue strategie di dominio. Nella prassi del potere politico, la mafia ha sempre avuto un ruolo assolutamente organico alle istituzioni: una compenetrazione grazie alla quale la Sicilia è ancora oggi terra di conquista del potere, ostaggio del ricatto capitalista e del terrorismo mafioso.

La lotta alla mafia espressa da Impastato era la lotta di un militante comunista ed era concretamente proiettata al cambiamento sociale. Niente a che vedere con il ritualismo legalitario con cui oggi si tende a riscrivere la storia della Sicilia e di chi ha lottato contro la mafia autonomamente. La legalità in quanto tale è un simulacro vuoto su cui non si può e non si deve appiattire l’azione antimafia perché la legge dello stato è sempre frutto dei rapporti di forza tra le classi e, dunque, esprime gli interessi di chi detiene il potere politico ed economico. Ecco perché mafia e stato sono facce di una stessa medaglia, e tutti quelli che sono stati ammazzati dalla mafia sono sempre stati ammazzati prima dalla politica e dall’isolamento in cui le istituzioni li hanno strumentalmente lasciati.

Oggi siamo qui non solo per rinnovare il nostro omaggio a Peppino Impastato, ma per rilanciare la mobilitazione contro l’assedio della mafia e dello stato; contro la deriva autoritaria e fascista del paese che, in nome della legalità, partorisce provvedimenti repressivi e liberticidi come il pacchetto-sicurezza; per riaffermare che solo attraverso l’azione diretta e la lotta di classe libertaria sarà possibile respingere l’offensiva di tutti i poteri e far rinascere quella coscienza collettiva ispirata alla solidarietà, alla libertà, all’uguaglianza.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

sabato 1 maggio 2010

PRIMO MAGGIO: NÉ PATRIE NÉ PADRONI

Oggi non siamo qui per celebrare una festa istituzionalizzata e santificata ma per ribadire, riallacciando il filo rosso della memoria, il nostro impegno per una società senza dominio e sfruttamento.
In questa dittatura italiana, non più tanto mascherata, non c’è più spazio per le ragioni di chi ha sempre meno potere sulla propria esistenza, per le ragioni dei lavoratori licenziati, per i disoccupati, per i senzatetto, per i sottoccupati, per le centinaia di migliaia di lavoratori precarizzati, per gli immigrati. La progressiva erosione dei diritti dei lavoratori, conquistati a fatica nel corso di decenni di lotte, si riflettono nella galoppante distruzione di tutti i servizi pubblici, della sanità, della scuola, dei trasporti. Una angosciante incertezza del futuro accomuna chi lavora e chi dovrebbe entrare nel mondo del lavoro. E al fondo della piramide sociale vengono relegati gli immigrati, i nuovi schiavi della nuova economia, attaccati ferocemente da un governo autoritario e razzista che legifera istituendo norme da vero e proprio apartheid.
L’attacco spietato alle condizioni di vita e di lavoro del mondo salariato e sottosfruttato, con la scusa della crisi (scatenata dai potentati economici industriali e finanziari) sta costringendo milioni di lavoratori sulle difensive, di pari passo con una legislazione che procede come un rullo compressore a cancellare le più importanti conquiste strappate col sangue negli anni ’60 e ’70. Precarizzazione diffusa e lavoro nero legalizzato, leggi sulla sicurezza aggirate, tentativo di annullare l’articolo 18 della legge 300 (statuto dei lavoratori), danno la misura del forte attacco padronale.
Licenziamenti, delocalizzazioni, cassa integrazione, procedure di mobilità sono strumenti a cui si attinge a piene mani creando sacche di disagio sociale che, alimentando il precariato e la disoccupazione, impoveriscono il popolo per poi ricattarlo: questa è la strategia che stato e padroni portano avanti da anni.
Contestualmente alle varie forme di repressione economica, avanza sempre di più in Italia un clima politico contraddistinto da misure da stato di polizia e da persecuzioni razziali che sfumano la differenza tra fascismo movimento e fascistizzazione dello stato. Un crescente autoritarismo che si manifesta quotidianamente nel progressivo restringimento degli spazi politici del dissenso e dell’opposizione extraistituzionale, delle libertà civili e individuali, a partire dalla stessa libertà di espressione e di informazione. Dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza, la gestione dell’ordine pubblico, affidata anche a sindaci e prefetti, è stata inasprita verso una generale criminalizzazione del dissenso e dell’opposizione sociale. In tutto il territorio italiano sono stati sgomberati o sono sotto sgombero la stragrande maggioranza degli spazi sociali liberati, così come aumentano progressivamente gli arresti e le denunce nei confronti di tutti coloro che si battono contro la macelleria sociale generata da stato e capitale. Repressione nei confronti dei militanti politici, azioni persecutorie discriminatorie nei confronti degli immigrati, dei poveri, delle minoranze – sui quali il governo scarica strumentalmente la responsabilità della grave crisi economica che attanaglia il paese, ma che in realtà è il prodotto dell’intrinseca natura predatoria e assassina del capitalismo. E’ politica di tutti i giorni l’esercizio sempre più sfacciato e diffuso della violenza di stato, della brutalità poliziesca, nelle piazze, nelle carceri, nei reparti psichiatrici e nei centri di identificazione degli immigrati; violenza che sfocia in veri omicidi di stato. La guerra tra poveri alimentata dal potere va contrastata con la promozione delle lotte di tutti i lavoratori, italiani e stranieri senza distinzioni, valorizzando l’autorganizzazione e l’autogestione delle lotte, la conflittualità permanente, l’azione diretta popolare, come metodo irrinunciabile per ottenere cambiamenti reali e duraturi.
Ribadendo che la lotta contro ogni sfruttamento e contro ogni oppressione debbano dispiegarsi dal basso, nell’azione autorganizzata ed autogestita contro lo stato ed il capitalismo e nell’esercizio della solidarietà internazionale, noi rinnoviamo l’impegno incessante e senza compromessi nella difesa della libertà e dell’uguaglianza, per la costruzione di una società libera e solidale, nella consapevolezza che non ci sono e non ci possono essere spazi di mediazione tra coerenza e consenso, tra radicalità e rappresentanza, tra libertà e potere.
Si sottolinea, ancora una volta, l’illusorietà dello spazio pre-politico della mediazione del conflitto sociale, col quale legare le tensioni sociali agli equilibri mutevoli e ballerini dei giochi infraistituzionali, smorzando la radicalità di quella che un tempo si chiamava la Questione Sociale.
Il 1° maggio è giorno di lotta internazionale contro i padroni e lo stato.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO