venerdì 23 luglio 2010

VIVA GAETANO BRESCI


Monza, 29 luglio 1900

L’Italia era in ginocchio, la situazione economica era gravissima.

Nel 1898, a Milano, il popolo era sceso in piazza contro l’aumento del prezzo del pane e della farina. La protesta fu stroncata dalle truppe guidate dal generale Bava-Beccaris: cannonate sulla folla inerme, centinaia di morti.
Dopo questa strage, il Re d’Italia Umberto I di Savoia gli conferì una medaglia per «il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà».
Gaetano Bresci, anarchico toscano emigrato in America, tornò in Italia e fece giustizia: uccise Umberto I per onorare le vittime innocenti, per colpire al cuore la monarchia, per esprimere la voce e la speranza degli affamati e dei senza potere.

COLPO AL CUORE
morte non accidentale di un monarca

un film di TELEIMMAGINI?

GIOVEDI 29 LUGLIO ORE 21 CIRCOLO LIBERTARIO, VIA LUNGARINI 23 (DALLE 19, APERITIVO ROSSO E NERO)


Coordinamento Anarchico Palermitano



sabato 17 luglio 2010

MATTANZA DI STATO - G8 a Genova, Luglio 2001

Nove anni fa decine di migliaia di persone si riversarono sulle strade per manifestare la loro opposizione alle politiche criminali degli otto paesi più forti del mondo.

Già da alcuni anni, il movimento antiglobalizzazione si era sviluppato ovunque. Differenti pratiche e sensibilità riunite sotto pochi elementi comuni: il rifiuto dello sfruttamento, la richiesta di maggiore giustizia sociale, il desiderio di partecipazione, l’opposizione al capitalismo globalizzato che devasta e impoverisce il mondo per saziare gli appetiti dei ricchi e dei potenti.

Dopo tante mobilitazioni internazionali, il G8 di Genova si presentò come l’occasione migliore per gli apparati repressivi per assestare un colpo mortale a quel movimento. Già nel marzo 2001 a Napoli – con il governo di centrosinistra ed Enzo Bianco al Ministero dell’Interno – carabinieri e polizia avevano picchiato duramente i manifestanti in piazza del Plebiscito. Di lì a poco, in un crescendo di tensione e di terrorismo mediatico, il governo Berlusconi avrebbe scritto una delle pagine più criminali della storia di questo paese.

A Genova Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e reparti speciali si scatenarono: cariche ingiustificate e folli, camionette lanciate contro i manifestanti, pestaggi per le strade, lacrimogeni come se piovesse dagli elicotteri o sparati ad altezza d’uomo. In piazza Alimonda, l’ennesima carica dei carabinieri viene respinta dai manifestanti, i militari sono in difficoltà, la jeep non si divincola, un carabiniere spara: Carlo Giuliani viene ammazzato così, con un colpo in fronte. Il caso verrà archiviato in poco tempo.
La caserma di Bolzaneto divenne il lager in cui le forze dell’ordine massacrarono di botte, torturarono e seviziarono decine e decine di arrestati, donne e uomini. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio la polizia fece irruzione nella scuola dove dormivano i manifestanti: tutti pestati nel sonno, mentre alcuni solerti funzionari introducevano un paio di bottiglie molotov per giustificare la carneficina.

Tutti i responsabili morali e materiali di quell’incubo e di tanto programmata violenza non hanno mai pagato e, anzi, hanno goduto di avanzamenti di carriera. Da quel giorno l’Italia e, con essa, il mondo intero non sono stati più gli stessi. Pochi mesi dopo, la strategia della tensione globale prenderà corpo con l’attentato alle Torri gemelle di New York, inaugurando quella guerra infinita che gli stati e il capitalismo continuano e scatenare contro ognuno di noi e contro tutto il mondo.

L’Italia uscita dal G8 di Genova è l’Italia della repressione diffusa, della brutalità poliziesca, dell’arroganza di una classe politica impresentabile, del razzismo dilagante, dei centri di detenzione per immigrati, del “pacchetto-sicurezza” per imbavagliare la libertà e mortificare i diritti civili. Il mondo plasmato dalla globalizzazione è il mondo piegato da questa crisi economica voluta dal capitalismo e dai poteri forti.

Noi non dimentichiamo Genova, e rilanciamo – ora e sempre – le istanze di libertà e giustizia sociale che nessuna repressione, nessuna pallottola, nessun terrorismo potranno mai piegare.

Coordinamento Anarchico Palermitano

MATTANZA DI STATO
Genova, Luglio 2001

PRESIDIO CONTRO LA
CRIMINALITA' DEL POTERE

Palermo, 20 Luglio 2010 piazza Verdi ore 17



Coordinamento Anarchico Palermitano

mercoledì 7 luglio 2010

DI STATO SI MUORE


Palermo, 8 luglio 1960-2010

Nei primi anni ’60, in Italia, i flussi migratori interni, il passaggio dell’industria alla produzione di massa, il veloce sviluppo dell’economia del dopoguerra creano scompensi difficili da arginare.
Si fa strada la crisi della rappresentanza di partiti e sindacati davanti al forte malcontento della classe lavoratrice che deve fare i conti con la chiusura delle fabbriche e con molti licenziamenti.

In quegli anni, lo stato italiano è privo di una reale cultura democratica. Prefetti, funzionari di polizia e anche molti esponenti politici sono le stesse persone che avevano fatto la loro fortuna durante il fascismo. Le istituzioni non si sono mai veramente defascistizzate anche a causa dell’opportunismo della sinistra parlamentare costituita da Partito Comunista e Partito Socialista.

Dall’aprile 1960 c’è il governo Tambroni, formato dalla sola Democrazia Cristiana e appoggiato dai voti determinanti dei fascisti del Movimento Sociale Italiano (MSI). È la prima volta che succede, da quando il fascismo è caduto ed è nata la Repubblica.
L’8 luglio è sciopero generale. Pochi giorni prima, l’insurrezione popolare di Genova aveva impedito che in quella città, medaglia d’oro della Resistenza, si svolgesse il VI Congresso nazionale del MSI. In tutta Italia si tengono manifestazioni operaie e antifasciste in cui la polizia spara e ammazza: Reggio Emilia, Roma, Catania, Licata, Palermo.

A Palermo il corteo operaio è blindato da uno schieramento di polizia imponente. L’ordine è di disperdere la folla a qualsiasi costo. Improvvisamente iniziano le cariche. La celere assale brutalmente il corteo con le jeep spinte a velocità.
I manifestanti si difendono lanciando sassi, bastoni e quello che trovano. La zona fra il Teatro Massimo e piazza Politeama si trasforma in un campo di battaglia. Viene eretta una barricata al centro della strada, ma a questo punto i celerini cominciano a sparare sulla folla.

Muoiono ammazzati dalla polizia:

Giuseppe Malleo, 16 anni
Andrea Gangitano, 14 anni

Francesco Vella operaio di 42 anni

Rosa La Barbera, 53 anni


Oggi, a cinquant’anni di distanza, i fascisti sono saldamente al timone delle istituzioni.
Oggi, a cinquant’anni di distanza le forze di polizia picchiano e ammazzano impunemente non solo nelle manifestazioni, ma anche per le strade e nelle carceri: da Carlo Giuliani a Federico Aldrovandi, da Stefano Cucchi a Marcello Lonzi, ecc.
Oggi, a cinquant’anni di distanza, “democrazia” è una parola vuota che racconta un paese mortificato dalla sua classe politica, terrorizzato da politiche autoritarie e razziste, soffocato da una crisi economica provocata dai padroni e dal capitalismo.

Oggi, a cinquant’anni di distanza, il ricordo di chi è morto sulla strada della libertà serve a rinnovare il nostro impegno a resistere contro ogni fascismo e a rilanciare la lotta per una società veramente libera dalla brutalità dello stato e del capitale.

Coordinamento Anarchico Palermitano