mercoledì 13 ottobre 2010

LA POLIZIA INCARCERA, LA MAGISTRATURA SCARCERA. VA TUTTO BENE?

Prima di tutto, esprimiamo la nostra completa solidarietà ai compagni tornati in libertà. Siamo felici che, dopo i fatti dell’Umberto I, Cesare, Francesco e Ruggero siano di nuovo tra noi.

Il significato del provvedimento con cui l’operato della polizia di Palermo viene sostanzialmente sconfessato, non può e non deve essere frainteso.
Il restringimento degli spazi di libertà e dell’agibilità democratica in Italia è un processo che va avanti ormai da parecchi anni.
In questo clima di crescente repressione del dissenso, anche a Palermo l’approccio poliziesco si è allineato a una tendenza già ampiamente collaudata in altre città d’Italia dove il conflitto sociale e la capacità aggregativa dei movimenti di opposizione sono di gran lunga superiori.
A gennaio scorso, le cariche e gli arresti davanti il Laboratorio Zeta costituirono un primo significativo salto di qualità della repressione in città. Oggi, perfino un volantinaggio diventa un pretesto per far scattare le manette e lanciare una chiara intimidazione al movimento. Poco importa se, a cose fatte, la magistratura sanziona l’oggettiva enormità dei provvedimenti: la provocazione è già consumata.
Ma è stato altrettanto grave che nei due giorni di mobilitazione a sostegno dei detenuti, tutte le proposte che andavano nella direzione di una più aperta visibilità della protesta sono state sistematicamente boicottate. Chi oggi millanta particolari meriti per la liberazione dei detenuti, fino a ieri pretendeva che neanche un megafono disturbasse il giudice intento a emettere il suo provvedimento. Un atteggiamento che tradisce l’incondizionata fiducia da parte dei barricaderi di professione nelle regole dello stato di diritto, nella legalità dal volto umano, nelle potenzialità democratiche dei poteri dello stato e finanche delle forze di polizia.

Questa constatazione rimanda immediatamente alla responsabilità a cui ciascuna realtà politica e ciascun individuo sono chiamati nel momento in cui il livello politico dello scontro si alza in maniera esponenziale. Una responsabilità che non può essere disattesa né prima, né durante, né dopo qualunque iniziativa militante.
Regalare energie e risorse alla repressione è un lusso che non ci si può permettere. Sarebbe molto più utile, invece, impiegare ogni sforzo per costruire conflitti reali che minino alla base il consenso sui cui poggiano i poteri forti di questa città.

Di qui la necessità di comprendere quanto sia determinante abbandonare qualunque compromissione con la politica istituzionale assumendo il problema della difesa politico-giuridica del movimento (da noi sollevato in tempi non sospetti e puntualmente ignorato) in maniera concreta ed efficace.
Perché se oggi la magistratura scarcera, domani potrebbe sbatterci dentro e buttare via la chiave. Lavorare per evitare una prospettiva del genere o per saperla affrontare adeguatamente, è una priorità alla quale nessuno dovrebbe sottrarsi.

Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 10 ottobre 2010

UNA GIORNATA PARTICOLARE

Dopo la venuta di Joseph Ratzinger a Palermo, la città è tornata alla bieca normalità di ogni giorno. Nonostante la propaganda clericale abbia fatto di tutto per pubblicizzare l'evento come un grande successo, a noi sembra che - in generale - la cittadinanza si sia dimostrata piuttosto tiepida nei confronti di un papa così poco comunicativo e così tanto conservatore. L'omelia pronunciata durante la messa del mattino è stata esemplare: la parabola del servo e del padrone è un tipico invito alla rassegnazione e alla mortificazione della libertà umana. L'essere umano, in questo senso, è un servo inutile (Luca 17,10).
Non la pensano così coloro i quali, nei giorni precedenti, hanno prodotto materiali di controinformazione per offrire all'opinione pubblica una lettura critica e radicalmente alternativa alla visione clericale del vivere comune. Gli anarchici hanno fatto la loro piccola parte, e così anche altre aree del movimento palermitano, denunciando anche gli incredibili sprechi di denaro pubblico per l'organizzazione dell'evento.
Com'era prevedibile, gli apparati repressivi non hanno fatto mancare la loro presenza e la massiccia incursione della polizia nella fumetteria Altroquando (alla quale rinnoviamo la nostra solidarietà) sta a testimoniare l'ottuso oscurantismo nei nostri tempi. In tutto questo, è bene ricordare quanto sia stato inutile e controproducente il tentativo perpetrato da alcune aree della cosiddetta "società civile" di egemonizzare il dissenso intorno alla venuta di Ratzinger. Nonostante le ampie rassicurazioni sulla volontà di "distinguersi da altre iniziative di stampo anticlericale e di propaganda antipapista", i soliti professionisti dell'antagonismo sono rimasti con un palmo di naso accettando supinamente che la repressione gli negasse la libertà di parola.
A dimostrazione del fatto che poco o nulla valgono le dissociazioni preventive, se non a rafforzare i dispositivi repressivi che - alla fine - colpiscono tutti, indistintamente.


Coordinamento Anarchico Palermitano

domenica 3 ottobre 2010

Solidarietà ad Altroquando



Nella Palermo blindata e presa in ostaggio dalla macchina organizzativa per la venuta di Joseph Ratzinger, la satira e la libertà di pensiero vanno stroncate. Ed è così che, questa mattina, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nella fumetteria Altroquando di Corso Vittorio Emanuele per sequestrare uno striscione ("I love Milingo") considerato sgradito, e le locandine di una mostra satirica in esposizione all'interno della libreria. Quando la polizia mette piede in un luogo in cui si fa e si diffonde cultura, significa che i tempi in cui viviamo sono davvero oscuri. Proprio come vuole Ratzinger.
Ad Altroquando tutta la nostra solidarietà.

Coordinamento Anarchico Palermitano

03/10/2010