lunedì 25 aprile 2011

LA RESISTENZA CONTINUA


Palermo, Giardino Inglese, 25 aprile 2011

giovedì 21 aprile 2011

Lo Zen e gli anarchici

Con queste poche righe vogliamo esprimere la nostra solidarietà agli studenti, ai docenti e ai lavoratori dell'Istituto Comprensivo "Giovanni Falcone" di Palermo per gli attacchi vandalici subìti dalla loro scuola. Sappiamo bene che non si tratta del primo caso: più volte questa scuola è stata fatta oggetto di gravi danneggiamenti e vandalismi. Anche noi riteniamo che episodi di questo tipo siano riconducibili a una miscela perversa fatta di degrado sociale e disprezzo per il bene comune, elementi su cui alligna la cultura mafiosa.


Lo Zen è uno dei quartieri più disagiati della periferia di questa città, scientificamente realizzato con la deportazione dal centro storico dei palermitani più poveri che furono poi letteralmente abbandonati a loro stessi. Un quartiere privo di servizi sociali, senza infrastrutture, lasciato in balìa del crimine e del malaffare, preso in considerazione dalla classe dirigente di questa città solo in vista delle scadenze elettorali per alimentare le solite dinamiche clientelari di cui si giovano i politici e i mafiosi.
In questo scenario di desertificazione sociale, la Scuola "Falcone" è un'oasi di cultura e di socializzazione libera dal potere mafioso. E per questo dà fastidio.


L'ultimo attacco subìto dalla scuola ha un chiaro sapore provocatorio. Al repertorio tipico dell'intimidazione mafiosa (bare e croci vergate con lo spray) si è aggiunta pure una improbabile A cerchiata. Fortunatamente, la stampa locale ha correttamente ridimensionato la circostanza, comprendendo che gli anarchici in questa storia non c'entrano nulla. Allo stesso tempo, uno degli animatori di Zone Energie Nuove - Gaetano Guarino - ha correttamente dichiarato che «gli anarchici non disegnano croci e bare» (la Repubblica ed. Palermo, 21/04/2011, pag. VII).


Purtroppo, c'è stato chi - come un tale Walter Giannò (al quale inviamo copia della presente) - non si è lasciato sfuggire l'occasione di incolpare gli anarchici, con un articolo dal titolo a effetto: "Gli anarchici allo Zen e la morte dello Stato" (http://www.impresapalermo.it/2011/04/gli-anarchici-allo-zen-e-la-morte-dello-stato/).
Eppure, Giannò sembra avere un minimo di dimestichezza con la storia del pensiero e del movimento libertario. Tant'è che, assai correttamente, scrive che «l’Anarchia, tra l’altro, non può essere propria della mafia. Perché ha una concezione politica basata sull’idea di un ordine fondato sull’autonomia e la libertà degli individui e va contro ogni forma di Stato e potere costituito. Ed anche Cosa Nostra, ovviamente, è un potere che è suddiviso gerarchicamente, dove non esiste la libertà degli individui ma domina la volontà di chi sta ai vertici dell’organizzazione. L’anarchia e la mafia, insomma, esistono su due ambiti contrapposti».
Tutto giusto. A questo punto non comprendiamo davvero il titolo scelto da Giannò e le conclusioni cui perviene: quei quattro simboli (la A cerchiata, la bara, la croce e uno scarabocchio) rappresenterebbero un messaggio «contro l’incapacità dello Stato di rispondere alle esigenze e ai bisogni degli individui». Perché mai, allora, sarebbero stati gli anarchici ad attaccare la Scuola "Falcone"?


Probabilmente, l'equivoco sta - da una parte - nell'abuso dei termini e dei simboli legati al nostro Movimento, e - dall'altra - nella convinzione (a noi estranea) che la Mafia vinca lì dove perde lo Stato. Se a questo aggiungiamo un pizzico di sensazionalismo a buon mercato, il quadro è più nitido.
Potremmo dilungarci parecchio sulla nostra analisi del fenomeno mafioso e della sua genetica complementarità alle istituzioni statuali. Se lo Zen versa in queste condizioni, infatti, è perché lo Stato vuole così. Il degrado, la miseria, la violenza, le ingiustizie sociali sono tutti naturali prodotti del potere, dell'interesse economico, della società gerarchica in cui viviamo. L'abbrutimento è funzionale al dominio, così come l'ignoranza e la povertà.
Ma per essere anarchici non basta essere contro lo Stato, o desiderarne l'estinzione.

Per essere anarchici ci vuole, innanzitutto, un approccio solidale nei confronti di tutti gli uomini e dell'ambiente che ci circonda, un rispetto profondo per la libertà altrui, un insopprimibile desiderio di uguaglianza e di reciprocità. Tutte cose che sono estranee alle logiche del potere, e quindi tanto dello Stato quanto della Mafia.
Potremmo, infine, soffermarci sul contributo libertario alla pedagogia e sull'attiva presenza di docenti e studenti anarchici nelle scuole e nelle università italiane: tanto basterebbe a fugare qualunque dubbio sulla responsabilità dei vandalismi alla "Falcone".
Invece, ci fermiamo qui, fiduciosi nell'intelligenza di quanti sanno distinguere tra anarchici, mafiosi, e personaggi in cerca d'autore.


Coordinamento Anarchico Palermitano


coordanarchicopa@libero.it

http://coordanarchicopa.blogspot.com


22/04/2011