venerdì 18 febbraio 2011

LA LEGGE BRUCIA LA VITA


Noureddine Adnane è morto alle 11 di oggi, 19 febbraio 2011.
Il testo che segue era stato redatto poche ore prima, ma sarà ugualmente diffuso durante la manifestazione cittadina di questo pomeriggio, già convocata nei giorni scorsi per solidarizzare con Nouraddine e i suoi familiari.

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Noureddine Adnane ha 27 anni ed è nato in Marocco. Vive in Italia dal 2002 e si guadagna da vivere facendo l’ambulante. Lo conoscono tutti nel quartiere, e tutti gli vogliono bene.
A Palermo i venditori ambulanti, specialmente immigrati, devono fare i conti con la polizia municipale: retate nei mercatini, ispezioni, multe, sequestri della merce, intimidazioni. Noureddine non è un abusivo, ma aveva ricevuto la visita dei vigili urbani per cinque volte in una settimana: davvero troppo per chi deve sbarcare il lunario tra mille difficoltà.
E così, Noureddine si è sentito solo e in preda al panico, ha preso la benzina, se l’è buttata addosso, e s’è dato fuoco.
Questo è il prodotto dell’esasperazione che nasce dalla repressione dilagante nei confronti degli immigrati, dei poveri, dei senza-carte.
A Palermo è in vigore dall’anno scorso la famigerata ordinanza per il “decoro urbano”, uno dei tanti provvedimenti con cui – in tutta Italia – i sindaci hanno applicato le direttive del “pacchetto-sicurezza”. La legalità si svela per quello che è realmente: l’esercizio del potere per schiacciare i più deboli.
Secondo tale logica legalitaria, la “sicurezza” viene garantita perseguitando i soggetti più vulnerabili, come se in questa città il problema fossero i lavavetri ai semafori o gli ambulanti che vendono la roba sui marciapiedi.
Noureddine voleva solo lavorare in pace e il suo gesto è un urlo assordante contro l’ingiustizia e la criminalità del potere. Noi questo urlo lo ascoltiamo e lo sbattiamo in faccia ai responsabili della sofferenza di Noureddine e di tutti quelli che ogni giorno subiscono questi soprusi.

UNIAMOCI E RIBELLIAMOCI CONTRO IL POTERE E L’INGIUSTIZIA!

Coordinamento Anarchico Palermitano

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LA LOI QUI BRULE LA VIE

Nouredinne Adnane a 27 ans. Il est né au Maroc mais il vive en Italie depuis 2002. Il gagne sa vie en faisant l’ambulant et, dans le quartier, tout le monde le connaît et tout le monde l’aime bien.
A Palerme les vendeurs ambulants, surtout les immigrés, doivent faire les comptes avec la police municipale: raffles dans les marchés, inspections, amendes, réquisitions de la marchandise, intimidations. Nouredinne n’est pas abusif mais il a reçu la visite de la police municipale cinq fois dans une semaine: vraiment trop pour quelqu’un qui cherche simplement de gagner sa vie parmi milles difficultés…
Voilà alors que Nouredinne, seul et en proie à la panique, décide de prendre de l’essence, de la verser sur son corps et de se mettre le feu. Ce-ci est le résultat du désespoir, fils de la répression quotidienne envers les immigrés, les pauvres, les sans papiers.
A Palerme est en vigueur, depuis l’année passée, la tristement célèbre ordonnance pour le «décorum urbain», une parmi les plusieurs mesures avec lesquelles – en toute le pays – les maires appliquent les directives du «paquet sécurité ». La légalité montre son vrai visage : exercice du pouvoir pour écraser les plus faibles. Selon cette logique, la «sécurité» est garantie poursuivant les sujets plus vulnérables, comme si le véritable problème de cette ville soit les gens qui nettoient les vitres aux feux ou les ambulants qui vendent leurs trucs sur les trottoirs.
Nouredinne voulait simplement travailler tranquille et son geste est un crie assourdissant contre l’injustice et la criminalité du pouvoir. Nous, ce crie, l’entendons en le jetant en face aux responsables de la souffrance de Nouredinne et de toutes et tous qui, comme lui, tous les jours subissent ces abus.

TOUS UNIS CONTRE LE POUVOIR ET L'INJUSTICE!

Coordination Anarchiste Palermitaine

sabato 12 febbraio 2011

DISERTARE IL PATRIARCATO, RIVOLTARSI CONTRO IL POTERE

In questa giornata di mobilitazione il nostro primo pensiero lo rivolgiamo a Jennifer Eguavoen, una giovane donna sgozzata in casa e morta per strada, in via Calderai, nel cuore antico di questa città feroce.
Jennifer era nigeriana, non aveva i documenti, era marchiata dallo Stato come “clandestina”, e non si sa neppure con esattezza quanti anni avesse.
La storia di Jennifer è simile a quella delle tante, troppe donne offese e uccise dalla violenza del patriarcato. A tutte loro dedichiamo il nostro affetto e il nostro impegno militante.

Questo paese vive uno dei periodi più bui della sua storia recente. L’inadeguatezza della classe dirigente ha svelato le sue cause profonde e grottesche in uno scenario di incredibile squallore. Le stanze dei bottoni sono i privé, e viceversa. Lo spettacolo della politica e la politica dello spettacolo sono una cosa sola, ed è sotto gli occhi di tutti.

Il corpo delle donne è in vendita. Si tratta di una mercificazione funzionale al raggiungimento del successo, del potere, della notorietà. Il favore sessuale, la compravendita dei corpi, l’arrendevolezza ai capricci dei potenti sono tutti elementi strutturali di un sistema impregnato di maschilismo, e giustificato proprio da quelle donne che il potere cercano e del potere vivono.
Non è, quindi, solo un problema di banalizzazione della sessualità e dei rapporti umani. E non è nemmeno la classica prostituzione. Quella che viene svelata, ogni giorno che passa, è la disumanità del potere in quanto tale. Una visione dell’esistente che accomuna tutti, donne e uomini, nella volontà di sopraffare gli altri, svuotandoli della dignità, riducendoli a oggetti di dominio.

Oggi a sentirsi insultate non sono solo le donne. Ogni giorno tutti noi ci sentiamo insultati.
Ci sentiamo offesi dalla brutalità di questo sistema basato sullo sfruttamento di ogni essere, sul precariato, sulla mancanza di diritti, sulla disuguaglianza economica, sul razzismo, sulla discriminazione, sul moralismo, sull’oppressione clericale, sulla violenza del patriarcato, sulla mercificazione dei corpi e dei sentimenti, sulla mistificazione dei valori, sulla alienazione dei rapporti sociali.
Ben vengano, dunque, gli scandali che scoperchiano la verità. Ma non bisogna perdere di vista gli assetti generali e profondi di questa società che, così com’è ridotta, non può più andare avanti.
Non è più tempo di difendere soltanto la dignità. È tempo di rivoltarci contro il potere, tutti quanti insieme, per riappropriarci della libertà.

Coordinamento Anarchico Palermitano

13/02/2011