Della bomba di piazza Fontana, esplosa il 12 dicembre del 1969, furono ingiustamente accusati gli anarchici. Tre giorni dopo, al termine di uno sfiancante interrogatorio, l'anarchico Pinelli veniva scaraventato innocente da una finestra dell'ufficio del commissario Calabresi, nella questura di Milano.
Dopo quarant'anni di insabbiamenti e depistaggi, la verità che subito era stata indicata dai movimenti di allora rimane ancora oggi l'unica certezza inconfutabile: si trattò di una strage di stato alla quale contribuì la manovalanza fascista, naturalmente interessata a una svolta autoritaria del paese voluta dai vertici delle istituzioni.
Oggi, l'Italia vive tempi terribili: la classe politica ha distrutto la società e il mondo del lavoro, l'autoritarismo si esprime nella sistematica repressione del dissenso e nella criminalizzazione dei soggetti più deboli (immigrati e poveri), il razzismo dilaga dal ventre del corpo sociale fino all'applicazione di leggi che ledono i diritti umani, nelle carceri e per le strade si muore ammazzati dai tutori dell'ordine, i fascisti imperversano con il loro carico di odio e violenza godendo, come sempre, di adeguate coperture.
Se le donne e gli uomini di questo paese non alzeranno la testa contro le quotidiane sopraffazioni del potere, l'Italia continuerà a essere ostaggio della criminalità di una classe dirigente corrotta e impresentabile che utilizza sempre gli stessi strumenti: il ricatto, la paura, lo sfruttamento, la violenza.
Non bisogna cedere alla rassegnazione. Bisogna difendere metro per metro gli spazi di agibilità, bisogna rilanciare le lotte per riconquistare diritti e libertà.
Bisogna ridare speranza al paese: ecco perché ricordare piazza Fontana significa guardare al futuro.
COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO
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