domenica 24 gennaio 2010

LA LIBERTÀ NON SI CONTRATTA


Martedì 19 gennaio il Laboratorio Zeta è stato sgomberato. La polizia ha caricato violentemente i manifestanti accorsi in difesa dello spazio sociale ferendone diversi e fermandone tre (fra cui un nostro compagno) che sono stati detenuti per tutta la notte in questura e processati per direttissima l’indomani.

Quello che è successo non ci sorprende perché si inquadra perfettamente nel contesto di una città allo sbando, mortificata da una classe dirigente impresentabile che soffia sul fuoco delle emergenze sociali.
Il clima è cambiato, anche a Palermo, e non certo da ora. Lo abbiamo denunciato in tempi non sospetti e torniamo a ribadirlo. L’introduzione del pacchetto-sicurezza ha di fatto completato la svolta autoritaria del paese con un progressivo restringimento della libertà e la crescente repressione di ogni forma di dissenso.
Nel caso di Palermo, l’autoritarismo si accompagna alla violenza mafiosa dei noti poteri forti che tengono in pugno questa città, che lasciano morire di proposito, per coltivare clientele, profitti e potere.
D’altronde stiamo parlando di una città in cui chi non ha una casa è costretto a vivere nei container di via Messina Montagne, oppure si trova a combattere infami guerre tra poveri per accaparrarsi un alloggio popolare allo Zen. Stiamo parlando di una città con un tasso di disoccupazione spaventoso, divorata dalla crisi, sommersa dall’immondizia, governata dalla mafia, incattivita fino all’osso.

Lo sgombero dello ZetaLab è costato caro soprattutto alla comunità di profughi sudanesi che vivevano lì da molto tempo. In questi tempi terribili in cui gli immigrati sono nel mirino, questo sgombero è un altro tassello che si inserisce nel grande mosaico della repressione a sfondo razziale.

Nell’esprimere la nostra solidarietà agli sgomberati del Laboratorio Zeta e alle vittime della repressione poliziesca, ribadiamo il nostro impegno nelle lotte per una città libera, solidale e antirazzista nella consapevolezza che non ci sono e non possono esserci margini di mediazione tra coerenza e consenso, tra radicalità e rappresentanza, tra libertà e potere.


Coordinamento Anarchico Palermitano

mercoledì 20 gennaio 2010

SULLO SGOMBERO DEL LABORATORIO ZETA

Il Coordinamento Anarchico Palermitano esprime la propria solidarietà militante agli occupanti del Laboratorio Zeta, violentemente sgomberato dalle forze dell’ordine.
Condanniamo l’accanimento repressivo con cui polizia e carabinieri hanno dato vita a una vera e propria caccia all’uomo subito dopo le cariche effettuate per disperdere i numerosi manifestanti accorsi in difesa di Zetalab.
Tra i fermati c’è anche un compagno del Coordinamento Anarchico Palermitano. Noi gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà e pretendiamo il suo immediato rilascio. Così come pretendiamo l’immediata scarcerazione di tutti gli arrestati.

LIBERI TUTTI!
LIBERI SUBITO!


COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

sabato 16 gennaio 2010

Appello alla solidarietà e per l'invio di contributi ai lavoratori e alle lavoratrici di Haiti!

Una catastrofe naturale si è abbattuta su Haiti, della cui portata ancora intravediamo solo la superficie. Gli haitiani dovranno lottare per ricostruire le loro vite e le loro case, forse per decenni considerando l'entità senza precedenti del crollo, sia fisico che sociale.

Eppure, nonostante l'imprevedibilità dei terremoti, il disastro è contro natura, una mostruosità dei nostri tempi. L'entità dei danni causati dal terremoto fa parte del costo dello sfruttamento incontrollato, che in ogni momento mette il profitto prima della salute, della sicurezza e del benessere del popolo di Haiti.

Mentre il mondo sta guardando - pronta ad aiutare - il potere vede una grande opportunità. Gli operai e i contadini di Haiti lottano da decenni per i loro diritti anche al più elementare livello di esistenza, mentre le forze di occupazione delle Nazioni Unite, lo Stato e le élite domanti hanno mantenuto inesorabilmente la miseria sociale. Ora che Port-Au-Prince non è altro che macerie, nuove opportunità si presentano alla classe dirigente di ricostruire Haiti nei loro stessi interessi.

Ma allo stesso modo, i lavoratori e contadini haitiani potrebbero far valere il loro diritto ad un loro Haiti, uno in cui essi non saranno più costretti a vivere in edifici pericolanti, né dovranno lavorare solo per riempire le tasche delle élite, che siano straniere o locali.

Quando si smetterà di guardare l'orrore e si passerà ad agire in modo incisivo, i progressisti potranno offrire un'alternativa. C'è un desiderio, forte e bella, di fare qualcosa per aiutare gli altri nel momento di bisogno. Le nostre azioni sono più forti quando ci organizziamo e facciamo uno sforzo concertato e unito. Già da ora possiamo fare un impatto profondissimo, impegnandoci ad agire in solidarietà direttamente con i movimenti sociali autonomi di Haiti. Essi rappresentano la migliore opzione per il popolo haitiano e sono più bisognosi. Allo stesso tempo, siamo nella posizione migliore per aiutare, in quanto persone impegnate a batterci contro un sistema che serve a sfruttare tutti noi. Chiediamo la solidarietà dei singoli a favore dei singoli impegnati in una lotta comune.

Non si tratta solo di soldi per aiutare, ma anche e soprattutto un atto autonomo ed indipendente di solidarietà internazionale, che evidenzi il fallimento delle forze di occupazione, delle multinazionali e delle élite haitiane, che sono i principali responsabili per aver portato Haiti allo sfacelo..

Ci sarà un fiume di aiuti e di denaro, dati in forma di carità. Fino alla prossima catastrofe. La nostra azione di solidarietà non dovrebbe essere, in qualunque forma, solo un atto di aiuto umanitario. Non dovrebbe essere un atto apolitico e non dobbiamo dare carta bianca a coloro che vogliono sfruttare la sofferenza degli altri.

Dovrà essere invece un atto di solidarietà con la popolazione in lotta di Haiti e con le loro organizzazioni, respingendo al contempo l'élite haitiana e il suo apparato statale totalmente inetto, che ha portato Haiti al fallimento. Il terremoto è una catastrofe naturale, è vero, ma lo Stato di Haiti, la miseria delle masse e l'ignobile ingiustizia dell'ordine sociale non sono naturali.

Siamo in contatto con una di queste organizzazioni, Batay Ouvriye, e metteremo le nostre risorse e il nostro tempo a loro sostegno, per aiutare la ricostruzione dopo il disastro e per mantenere la lotta per un Haiti migliore e un mondo migliore.

Batay Ouvriye è un'organizzazione combattiva di base degli operai e dei contadini i cui membri sono lavoratori e lavoratrici in tutto Haiti, ma soprattutto nelle zone di estremo sfruttamento, ossia nei laboratori clandestini e nelle zone franche.

Il gruppo Miami Autonomy & Solidarity/Miayami Otonomi ak Solidarite ha creato una cassa di solidarietà e un modo per inviare denaro a Batay Ouvriye. Se altri vogliono anche loro inviare denaro, possono scrivere a miamiautonomyandsolidarity@yahoo.com oppure tramite carta di credito o Paypal seguendo questo link:

https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=miamiautonomyandsolidarity%40yahoo.com&lc=US&item_name=Batay%20Ouvriye¤cy_code=USD&bn=PP-DonationsBF%3abtn_donateCC_LG.gif%3aNonHostedGuest



Miami Autonomy & Solidarity / Miayami Otonomi ak Solidarite
Réseau de Solidarité Haïti Batay Ouvriye

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni internazionali

http://miamiautonomyandsolidarity.wordpress.com

lunedì 11 gennaio 2010

CON IL SANGUE AGLI OCCHI

Hanno alzato la testa e lo hanno fatto senza mediazioni, con la rabbia di chi vuole rispetto e non è più disposto a ingoiare il boccone amaro dell’ingiustizia.
La rivolta degli immigrati di Rosarno è una risposta sincera e coraggiosa alla schiavitù, alla discriminazione, all’intimidazione, all’indifferenza.
In queste ore convulse gli immigrati hanno attaccato frontalmente il sistema di dominio mafioso che controlla l’economia e il territorio calabrese: gli immigrati hanno sfidato a mani nude la ‘Ndrangheta, hanno sfidato i padroni delle terre in cui vengono sfruttati e umiliati.
Gli immigrati in rivolta sono lavoratori della terra, manodopera a costo zero e senza diritti e tutele perché schiacciata da una clandestinità prodotta da leggi razziste emanate nell’interesse dei padroni. Gli immigrati in rivolta sono i lavoratori stagionali che percorrono migliaia di chilometri seguendo i ritmi delle colture, dalla Sicilia alla Campania, dalla Calabria alla Puglia, spaccandosi la schiena quindici ore al giorno per quindici euro. Gli immigrati in rivolta sono quelli che vengono picchiati e minacciati dai caporali se solo provano a chiedere acqua corrente, un tetto sulla testa o una paga più dignitosa.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni si permette di tuonare contro i “clandestini” senza accennare minimamente agli ultimi attacchi subiti dai migranti o alle condizioni bestiali che li hanno portati all’esasperazione. Insieme a Maroni, tutto il verminaio politico, senza distinzioni, blatera parole di circostanza oscillando tra ipocrisia e frasi fatte, tra intolleranza e insofferenza.
Le notizie provenienti da Rosarno non sono incoraggianti: persone armate si aggirano in paese alla ricerca di immigrati e il clima è ancora pesantissimo. Questa è l’Italia, razzista e spietata, plasmata dal potere statale e mafioso. Questo è il risultato della devastazione sociale in cui è precipitato il nostro paese.
Nell’esprimere la nostra solidarietà agli immigrati in lotta per i loro diritti, manifestiamo il nostro più profondo disprezzo nei confronti di tutti i mafiosi e di tutti i razzisti che presidiano le strade di Rosarno e i palazzi del potere.

Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI

Sottoscritto da:
Coordinamento Anarchico Palermitano
Federazione Siciliana - FdCA
Nucleo "Giustizia e Libertà" - FAS