giovedì 30 giugno 2011
LA LIBERTA' NON SI TOCCA!
sabato 28 maggio 2011
SOLIDARIETA' ALLE POPOLAZIONI DELLA VAL SUSA
Le popolazioni della Val Susa ormai da anni portano avanti una lotta contro la devastazione dei luoghi in cui vivono, minacciati dal progetto TAV, la linea per il Treno ad Alta Velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione.
In questi ultimi giorni le mobilitazioni popolari hanno riguardato la zona della Maddalena di Chiomonte, dove gli operai delle ditte che dovrebbero aprire il cantiere sono stati ostacolati dalla resistenza dei molteplici comitati formatisi in tutta la Valle. Il presidio permanente, iniziato il 21 Maggio, è formato da donne, uomini, giovani e meno giovani, tutti uniti nella consapevolezza che quest’opera sia non solo inutile (costosi treni superveloci al servizio delle grandi imprese, per trasporto merci ), ma anche dannosa (per i pericoli connessi alla perforazione dei monti ricchi di amianto). I governi, sia di destra che di sinistra, portano avanti il progetto millantando progresso e ricchezza, pressati dalla Unione Europea che ha stanziato 671 milioni di euro per l’opera; ma la vera ricchezza andrà nelle loro tasche e in quelle delle società vincitrici degli appalti, Martina e Ital.co.ge.
Alla Maddalena di Chiomonte sono state erette barricate, con tronchi d’albero, massi, pezzi di guard-rail e vecchie traversine. Carabinieri e polizia hanno abbandonato la strada alle prime ore del mattino del 24 Maggio, respinti da grida, slogan, canti e non solo. Una resistenza, che a molti ricorda quella partigiana -sui monti e nei boschi, dove vince la gente che conosce il territorio- per difendersi dal saccheggio e dalla distruzione.
Noi esprimiamo la più totale solidarietà alle popolazioni della Val Susa, che con determinazione e coraggio resistono ormai da anni, anche contro un accanimento mediatico teso a criminalizzare il Movimento. Gli abitanti della Val Susa dimostrano giorno dopo giorno che vogliono essere loro stessi a decidere sul loro futuro e su quello dei luoghi in cui vivono, desiderando comunque dei servizi per tutti, compresa una rete ferroviaria adeguata ed efficiente, che non sventri, tuttavia, la Valle e le montagne in cui vivono.
Il movimento No TAV è un esempio di movimento partito dal basso, costituito da coordinamenti fra comitati ed assemblee locali, e dimostra che solo tramite l’autogestione del territorio e l’autogoverno si può costruire una società di liberi ed eguali volta a migliorare le condizioni di vita di tutti e a perseguire ed affermare i veri interessi delle comunità.
LE LIBERTÀ NON SI CONCEDONO, SI PRENDONO!
domenica 22 maggio 2011
L’AMORE È UN ATTO DI RIVOLTA
Sappiamo bene chi è in prima linea a combattere la libera espressione dell’amore e della sessualità: i perbenisti, i moralisti, i reazionari di ogni tipo.
Ovvero, tutti quelli che non hanno rispetto degli altri e pensano di potere imporre la loro visione del mondo sulla base del loro potere, della loro influenza, della loro violenza.
Tra di loro troviamo campioni d’ipocrisia, a cominciare dai tanti preti che alla luce del giorno fanno le loro pie prediche, e all’ombra delle sagrestie ricattano e violentano bambini e ragazzi, segnandoli per sempre.
Per non parlare dei molti politicanti che pubblicamente difendono la “famiglia tradizionale” e poi, magari, vengono beccati in inconfessabili orge, alla faccia della loro tanto esaltata integrità morale.
Poi ci sono i soliti fascisti, servi del potere, frustrati e repressi, che insultano e aggrediscono per le strade chi non si conforma ai loro deliranti pregiudizi, sia che si tratti di omosessuali, immigrati, o altri soggetti-oggetti del loro odio razzista.
Per tutta questa gente è inconcepibile anche la basilare libertà di esprimere il proprio amore al di là delle barriere e dei pregiudizi, manifestando senza paura la propria inclinazione affettiva e sessuale.
Di fronte a questo desolante quadro di oppressione, non ci si può più limitare alle pur comprensibili richieste di diritti o di riconoscimenti istituzionali.
Ogni conquista passa attraverso un atto di rivolta. L’amore che nasce al di là dei conformismi, tra individui liberi e consapevoli, è di per sé un atto di rivolta: per questo chi comanda cerca sempre di controllarlo e schiacciarlo.
Per combattere le logiche autoritarie e di sfruttamento che stanno alla base della discriminazione bisogna smascherare l’ipocrisia e sradicare l’odio, vivere i sentimenti con orgoglio e a viso aperto, tendere alla piena realizzazione di ogni essere umano in un mondo di liberi ed eguali, senza più steccati fisici o mentali.
lunedì 25 aprile 2011
giovedì 21 aprile 2011
Lo Zen e gli anarchici
Lo Zen è uno dei quartieri più disagiati della periferia di questa città, scientificamente realizzato con la deportazione dal centro storico dei palermitani più poveri che furono poi letteralmente abbandonati a loro stessi. Un quartiere privo di servizi sociali, senza infrastrutture, lasciato in balìa del crimine e del malaffare, preso in considerazione dalla classe dirigente di questa città solo in vista delle scadenze elettorali per alimentare le solite dinamiche clientelari di cui si giovano i politici e i mafiosi.
In questo scenario di desertificazione sociale, la Scuola "Falcone" è un'oasi di cultura e di socializzazione libera dal potere mafioso. E per questo dà fastidio.
L'ultimo attacco subìto dalla scuola ha un chiaro sapore provocatorio. Al repertorio tipico dell'intimidazione mafiosa (bare e croci vergate con lo spray) si è aggiunta pure una improbabile A cerchiata. Fortunatamente, la stampa locale ha correttamente ridimensionato la circostanza, comprendendo che gli anarchici in questa storia non c'entrano nulla. Allo stesso tempo, uno degli animatori di Zone Energie Nuove - Gaetano Guarino - ha correttamente dichiarato che «gli anarchici non disegnano croci e bare» (la Repubblica ed. Palermo, 21/04/2011, pag. VII).
Purtroppo, c'è stato chi - come un tale Walter Giannò (al quale inviamo copia della presente) - non si è lasciato sfuggire l'occasione di incolpare gli anarchici, con un articolo dal titolo a effetto: "Gli anarchici allo Zen e la morte dello Stato" (http://www.impresapalermo.it/2011/04/gli-anarchici-allo-zen-e-la-morte-dello-stato/).
Eppure, Giannò sembra avere un minimo di dimestichezza con la storia del pensiero e del movimento libertario. Tant'è che, assai correttamente, scrive che «l’Anarchia, tra l’altro, non può essere propria della mafia. Perché ha una concezione politica basata sull’idea di un ordine fondato sull’autonomia e la libertà degli individui e va contro ogni forma di Stato e potere costituito. Ed anche Cosa Nostra, ovviamente, è un potere che è suddiviso gerarchicamente, dove non esiste la libertà degli individui ma domina la volontà di chi sta ai vertici dell’organizzazione. L’anarchia e la mafia, insomma, esistono su due ambiti contrapposti».
Tutto giusto. A questo punto non comprendiamo davvero il titolo scelto da Giannò e le conclusioni cui perviene: quei quattro simboli (la A cerchiata, la bara, la croce e uno scarabocchio) rappresenterebbero un messaggio «contro l’incapacità dello Stato di rispondere alle esigenze e ai bisogni degli individui». Perché mai, allora, sarebbero stati gli anarchici ad attaccare la Scuola "Falcone"?
Probabilmente, l'equivoco sta - da una parte - nell'abuso dei termini e dei simboli legati al nostro Movimento, e - dall'altra - nella convinzione (a noi estranea) che la Mafia vinca lì dove perde lo Stato. Se a questo aggiungiamo un pizzico di sensazionalismo a buon mercato, il quadro è più nitido.
Potremmo dilungarci parecchio sulla nostra analisi del fenomeno mafioso e della sua genetica complementarità alle istituzioni statuali. Se lo Zen versa in queste condizioni, infatti, è perché lo Stato vuole così. Il degrado, la miseria, la violenza, le ingiustizie sociali sono tutti naturali prodotti del potere, dell'interesse economico, della società gerarchica in cui viviamo. L'abbrutimento è funzionale al dominio, così come l'ignoranza e la povertà.
Ma per essere anarchici non basta essere contro lo Stato, o desiderarne l'estinzione.
Per essere anarchici ci vuole, innanzitutto, un approccio solidale nei confronti di tutti gli uomini e dell'ambiente che ci circonda, un rispetto profondo per la libertà altrui, un insopprimibile desiderio di uguaglianza e di reciprocità. Tutte cose che sono estranee alle logiche del potere, e quindi tanto dello Stato quanto della Mafia.
Potremmo, infine, soffermarci sul contributo libertario alla pedagogia e sull'attiva presenza di docenti e studenti anarchici nelle scuole e nelle università italiane: tanto basterebbe a fugare qualunque dubbio sulla responsabilità dei vandalismi alla "Falcone".
Invece, ci fermiamo qui, fiduciosi nell'intelligenza di quanti sanno distinguere tra anarchici, mafiosi, e personaggi in cerca d'autore.
Coordinamento Anarchico Palermitano
coordanarchicopa@libero.it
http://coordanarchicopa.blogspot.com
22/04/2011
lunedì 28 marzo 2011
Trapani, 26 marzo - NON CI SONO GUERRE GIUSTE
A questo link, report e altre foto della passeggiata antimilitarista del 26 marzo a Trapani:
http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com/2011/03/29/passeggiata-antimilitarista-report-e-foto/
mercoledì 23 marzo 2011
SOLO DOLORE
Tratto da: D. Di Tullio, Nessun Dolore - una storia di CasaPound, Rizzoli, 2010, pag. 73.
Poche righe, ma molto chiare. Il Massimo che accoltella un antifascista in terra dopo uno scontro notturno è un militante neofascista. Grande coraggio e senso dell’onore.
Eppure, il romanzo che racconterebbe nascita e sviluppo di CasaPound è scritto bene (nulla di memorabile, ma quanto basta per filare via liscio), e si può considerare un’astuta operazione di propaganda.
Un po’ come tutto il progetto di CasaPound, d’altronde: vecchi arnesi del neofascismo italiano che affondano a piene mani nel linguaggio, nei temi e perfino nella simbologia della sinistra antagonista da mischiare con i classici cavalli di battaglia della destra radicale: senso di appartenenza, onore, fedeltà, nazionalismo, razzismo, sessismo, violenza. Niente di nuovo, in verità: il motto di Terza Posizione recitava proprio “né destra né sinistra”, un po’ come quando Blocco Studentesco blatera nei cortei “né rossi né neri ma liberi pensieri”.
La confusione è quello che serve ai fascisti di CasaPound per pescare nel torbido. E per rivelarsi quello che sono: opportunisti che rivendicano una natura rivoluzionaria, ma che puntualmente ricorrono alla protezione dei politici e delle forze dell’ordine per portare avanti le loro infamità. E poi c’è il vizietto, sempre duro a morire, di usare le parole a sproposito:
Dalla Santa Teppa, il nucleo originale di fasci eretici e anarchici insofferenti, è nato il gruppo degli Zetazeroalfa, e quindi tutto quello che è venuto dopo, compresi CasaPound e, ora, il giovane Blocco Studentesco.
Tutto il libro di Domenico Di Tullio è un continuo strizzare l’occhio all’antagonismo, alla presunta natura proletaria del fascismo anche quando i loro militanti provengono dall’agiata borghesia romana. E poi muscoli e botte, palestra e sudore, cameratismo e aggressioni, obbedienza e culto del capo. E se uno di loro sbaglia ad attaccare un manifesto, saranno di certo flessioni su flessioni di punizione.
Nessun dolore è una grossa bugia. Un libro di propaganda travestito da operazione culturale o di costume. Un testo in cui antifascisti, immigrati, donne, omosessuali sono più volte insultati con battute a effetto impregnate di qualunquismo. Un lettore poco informato sulla realtà delle cose, sugli atti criminali perpetrati da CasaPound, rischia di rimanere affascinato.
Noi, che i libri li leggiamo, non possiamo che disprezzare ancora di più il fascismo dopo la lettura di questo testo. C’è solo dolore in queste pagine: il dolore di chi mortifica l’umanità.
COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO