Ancora oggi, il mondo è devastato da guerre spacciate come missioni di pace.
Dal Libano, all’Iraq, all’Afghanistan, la guerra permanente tiene sotto scacco intere aree del pianeta per destabilizzarle, terrorizzarle e controllarne le risorse.
Dicevano che la “guerra al terrorismo” avrebbe garantito la pace ed esportato la democrazia.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Allo stesso modo, il fronte interno della guerra si manifesta con le leggi che limitano la libertà in nome di una fantomatica emergenza sicurezza, con i militari che presidiano le nostre strade, con le leggi razziste che discriminano i più deboli, con le servitù militari (basi, aeroporti, installazioni) che mortificano il nostro territorio.
Gli stati e i governi spendono milioni di euro per la produzione e la commercializzazione di armi e il mantenimento degli eserciti, ma quando si tratta di garantire servizi pubblici essenziali (scuola, sanità, trasporti) i soldi non si trovano mai.
Non è un caso, infatti, che la stragrande maggioranza dei soldati che si arruolano volontari sono meridionali: lavoro non ce n’è, e pur di trovare un posto fisso, migliaia di giovani decidono di indossare una divisa. Come al solito, lo stato e il capitale trovano nella classe degli sfruttati la carne da cannone che gli serve.
Poi, davanti una bara avvolta nel tricolore che torna dall’ennesimo fronte di guerra, i politici non fanno altro che recitare il solito copione infarcito di bugie e di retorica.
La verità è che le parole ufficiali della politica e dei mezzi di comunicazione significano il contrario di quello che dicono: per chi comanda, le guerre sono “missioni di pace”, i bombardamenti sono “chirurgici”, gli occupanti sono “liberatori”.
E invece la guerra è guerra e non esistono soldati di pace.
La pace si costruisce rifiutando il militarismo in tutte le sue espressioni, disertando la retorica patriottica, sottraendosi a questo meccanismo assassino.
La pace, quella vera, si costruisce lottando ovunque contro le ingiustizie, scatenando il conflitto sociale contro chi ci affama e ci sfrutta, battendoci per un mondo che sappia fare a meno degli stati, del capitalismo e della loro violenza.
COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO
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