Da alcuni anni, il 10 febbraio viene ufficialmente celebrato il "giorno del ricordo", in memoria dei profughi italiani che, alla fine della seconda guerra mondiale, furono espulsi dalla Dalmazia, da Fiume e dall'Istria e di tutti coloro che furono uccisi e scaraventati nelle foibe.
E ogni anno i fascisti italiani (quelli al governo e quelli per le strade) mettono in campo tutta la loro propaganda nazionalista fatta di bugie, malafede e cattiva coscienza.
Ma la Storia è una cosa seria, e non deve essere travisata. E, soprattutto, va raccontata dall'inizio.
«Fioi mii, chi ofende Pisin, la pagherà.
In fondo alla Foiba Finir el dovrà»
[Canzone stampata sui libri di scuola italiani in Istria durante il ventennio fascista]
Dopo la prima guerra mondiale ('15-'18), l'Italia conquista Trieste e l'Istria e inizia una dura italianizzazione: le culture locali vengono perseguitate, viene imposto l'italiano come unica lingua e sono imposti funzionari italiani a dirigere gli uffici pubblici. Con l'avvento del fascismo, l'oppressione da parte dell'Italia si fa più feroce. In Istria e a Fiume le leggi razziali del 1938 dividono ancor più la cittadinanza in due categorie: gli italiani "puri" e gli "inferiori". A ciò si aggiungono le violenze squadriste, le chiusure dei giornali, gli incendi delle sedi associative.
Nel 1941, l'Italia fascista è in guerra al fianco della Germania nazista. Tedeschi, ungheresi e italiani invadono la Jugoslavia. L'Italia occupa la Dalmazia, parte del Montenegro, quasi l'intera Slovenia, e la Croazia (sotto forma di protettorato). Tutti quei territori diventano teatro di stragi, saccheggi e crudeltà. In particolare, le truppe di occupazione italiana ammazzano almeno 250 mila persone. Spedizioni di fascisti italiani e fascisti croati (gli Ustascia) torturano e uccidono centinaia di uomini, donne e bambini. Gli italiani costruiscono campi di concentramento (Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab) in cui rinchiudono quasi 30.000 persone.
Dopo l'8 settembre 1943 l'Italia fascista è allo sbando e i fascisti si danno alla fuga. Dopo decenni di repressione e violenze, gli jugoslavi e i partigiani di Tito si rivolteranno contro i nuovi occupanti nazisti, e attaccheranno chi li aveva massacrati fino a poco tempo prima: camicie nere, gerarchi e collaborazionisti.
La destra italiana ha sempre parlato di 20-30 mila italiani scaraventati nelle foibe, ma si tratta di cifre gonfiate per accattivarsi consensi facendo leva sulla pietà, usando la retorica e la menzogna storica. Gli studiosi hanno più realisticamente stimato 4-5 mila. Molti, senza dubbio (civili compresi), eliminati in tempi diversi e neanche tutti italiani.
L'esodo degli italiani e le foibe furono il tragico prodotto del fascismo, della guerra e del razzismo di stato. Le foibe erano state usate dagli stessi fascisti italiani durante l'occupazione contro la popolazione slava; poi dai tedeschi, fin dal 1941; poi addirittura dai partigiani, che non volevano lasciare i loro morti o le loro sepolture affinché i nazisti non capissero i loro movimenti.
Le vittime civili meritano sempre massimo rispetto, perché testimoniano la natura assassina di tutte le guerre e di tutti gli stati. Ma tutto questo non può e non deve giustificare il revisionismo e la retorica con cui oggi i fascisti cercano di autoassolversi dai loro crimini equiparando chi morì per la libertà con chi morì per la dittatura.
CONTRO I FASCISTI E LE LORO MENZOGNE
CONTRO OGNI AUTORITARISMO
VIVA LA RESISTENZA, L'INTERNAZIONALISMO E LA LIBERTÀ!
Coordinamento Anarchico Palermitano