Nove anni fa decine di migliaia di persone si riversarono sulle strade per manifestare la loro opposizione alle politiche criminali degli otto paesi più forti del mondo.
Già da alcuni anni, il movimento antiglobalizzazione si era sviluppato ovunque. Differenti pratiche e sensibilità riunite sotto pochi elementi comuni: il rifiuto dello sfruttamento, la richiesta di maggiore giustizia sociale, il desiderio di partecipazione, l’opposizione al capitalismo globalizzato che devasta e impoverisce il mondo per saziare gli appetiti dei ricchi e dei potenti.
Dopo tante mobilitazioni internazionali, il G8 di Genova si presentò come l’occasione migliore per gli apparati repressivi per assestare un colpo mortale a quel movimento. Già nel marzo 2001 a Napoli – con il governo di centrosinistra ed Enzo Bianco al Ministero dell’Interno – carabinieri e polizia avevano picchiato duramente i manifestanti in piazza del Plebiscito. Di lì a poco, in un crescendo di tensione e di terrorismo mediatico, il governo Berlusconi avrebbe scritto una delle pagine più criminali della storia di questo paese.
A Genova Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e reparti speciali si scatenarono: cariche ingiustificate e folli, camionette lanciate contro i manifestanti, pestaggi per le strade, lacrimogeni come se piovesse dagli elicotteri o sparati ad altezza d’uomo. In piazza Alimonda, l’ennesima carica dei carabinieri viene respinta dai manifestanti, i militari sono in difficoltà, la jeep non si divincola, un carabiniere spara: Carlo Giuliani viene ammazzato così, con un colpo in fronte. Il caso verrà archiviato in poco tempo.
La caserma di Bolzaneto divenne il lager in cui le forze dell’ordine massacrarono di botte, torturarono e seviziarono decine e decine di arrestati, donne e uomini. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio la polizia fece irruzione nella scuola dove dormivano i manifestanti: tutti pestati nel sonno, mentre alcuni solerti funzionari introducevano un paio di bottiglie molotov per giustificare la carneficina.
Tutti i responsabili morali e materiali di quell’incubo e di tanto programmata violenza non hanno mai pagato e, anzi, hanno goduto di avanzamenti di carriera. Da quel giorno l’Italia e, con essa, il mondo intero non sono stati più gli stessi. Pochi mesi dopo, la strategia della tensione globale prenderà corpo con l’attentato alle Torri gemelle di New York, inaugurando quella guerra infinita che gli stati e il capitalismo continuano e scatenare contro ognuno di noi e contro tutto il mondo.
L’Italia uscita dal G8 di Genova è l’Italia della repressione diffusa, della brutalità poliziesca, dell’arroganza di una classe politica impresentabile, del razzismo dilagante, dei centri di detenzione per immigrati, del “pacchetto-sicurezza” per imbavagliare la libertà e mortificare i diritti civili. Il mondo plasmato dalla globalizzazione è il mondo piegato da questa crisi economica voluta dal capitalismo e dai poteri forti.
Noi non dimentichiamo Genova, e rilanciamo – ora e sempre – le istanze di libertà e giustizia sociale che nessuna repressione, nessuna pallottola, nessun terrorismo potranno mai piegare.
Già da alcuni anni, il movimento antiglobalizzazione si era sviluppato ovunque. Differenti pratiche e sensibilità riunite sotto pochi elementi comuni: il rifiuto dello sfruttamento, la richiesta di maggiore giustizia sociale, il desiderio di partecipazione, l’opposizione al capitalismo globalizzato che devasta e impoverisce il mondo per saziare gli appetiti dei ricchi e dei potenti.
Dopo tante mobilitazioni internazionali, il G8 di Genova si presentò come l’occasione migliore per gli apparati repressivi per assestare un colpo mortale a quel movimento. Già nel marzo 2001 a Napoli – con il governo di centrosinistra ed Enzo Bianco al Ministero dell’Interno – carabinieri e polizia avevano picchiato duramente i manifestanti in piazza del Plebiscito. Di lì a poco, in un crescendo di tensione e di terrorismo mediatico, il governo Berlusconi avrebbe scritto una delle pagine più criminali della storia di questo paese.
A Genova Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e reparti speciali si scatenarono: cariche ingiustificate e folli, camionette lanciate contro i manifestanti, pestaggi per le strade, lacrimogeni come se piovesse dagli elicotteri o sparati ad altezza d’uomo. In piazza Alimonda, l’ennesima carica dei carabinieri viene respinta dai manifestanti, i militari sono in difficoltà, la jeep non si divincola, un carabiniere spara: Carlo Giuliani viene ammazzato così, con un colpo in fronte. Il caso verrà archiviato in poco tempo.
La caserma di Bolzaneto divenne il lager in cui le forze dell’ordine massacrarono di botte, torturarono e seviziarono decine e decine di arrestati, donne e uomini. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio la polizia fece irruzione nella scuola dove dormivano i manifestanti: tutti pestati nel sonno, mentre alcuni solerti funzionari introducevano un paio di bottiglie molotov per giustificare la carneficina.
Tutti i responsabili morali e materiali di quell’incubo e di tanto programmata violenza non hanno mai pagato e, anzi, hanno goduto di avanzamenti di carriera. Da quel giorno l’Italia e, con essa, il mondo intero non sono stati più gli stessi. Pochi mesi dopo, la strategia della tensione globale prenderà corpo con l’attentato alle Torri gemelle di New York, inaugurando quella guerra infinita che gli stati e il capitalismo continuano e scatenare contro ognuno di noi e contro tutto il mondo.
L’Italia uscita dal G8 di Genova è l’Italia della repressione diffusa, della brutalità poliziesca, dell’arroganza di una classe politica impresentabile, del razzismo dilagante, dei centri di detenzione per immigrati, del “pacchetto-sicurezza” per imbavagliare la libertà e mortificare i diritti civili. Il mondo plasmato dalla globalizzazione è il mondo piegato da questa crisi economica voluta dal capitalismo e dai poteri forti.
Noi non dimentichiamo Genova, e rilanciamo – ora e sempre – le istanze di libertà e giustizia sociale che nessuna repressione, nessuna pallottola, nessun terrorismo potranno mai piegare.
Coordinamento Anarchico Palermitano
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